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Una specie da salvare

Montagna Oggi  January February 2000  Text & photo pages 48 – 49

A meno di cinquanta chilometri da Montpellier una breve catena di montagne s’innalza sopra l’assolata pianura del Midì francese. Sono le Cevenne che, insieme al massiccio del Lozère e agli altipiani delle Causses, costituiscono la regione meno popolata di tutta Francia ed insieme quella dove i contrasti naturali sono più forti e inaspettati.

La linea principale dei rilievi si sviluppa da sudovest a nordest. I fiumi hanno scavato valli profonde nella roccia scistosa e talvolta scendono con furia devastatrice. La quercia domina i versanti meridionali, il faggio ed il pino quelli a settentrione ma e il castagno a costituire la principale fonte di sostentamento dei cevenoles, gli abitanti delle Cevenne, che lo hanno affettuosamente ribattezzato “l’albero del pane”. 

A nord di questo sistema si trovano due aree completamente diverse: il massiccio del Mont Lozère egli alto piani delle Causses. Il primo e un lungo massiccio di granito arrotondato alla sommità, dove i pascoli sembrano sospesi nel cielo; la seconda e una piattaforma calcarea dove il Tarn e la Jonte hanno scavato profondi e ripidissimi canyon dove si raccolgono tutte le acque della regione. Intorno ai mille metri, sulle Causses le pecore pascolano su distese aride e ciottolo se apparentemente senza fine. Queste grandi estensioni boscose o assolate, tuttavia, non sono per nulla “naturali”. E’ stato proprio l’uomo, negli ultimi seimila anni, a modellare queste terre e oggi, le Causses, non sono più ricoperte da foreste di querce. Il lavoro di trasformazione dell’uomo ha sostituito la selvaggia foresta, che ricopriva l’intera regione, con una diversità di ambienti aperti che offrono cibo e rifugio alle specie legate alla pastorizia come l’avvoltoio e la civetta. Le Cevenne non hanno un’unità amministrativa ne uniformità naturale, sono piuttosto un affascinante miscuglio di ambienti molto diversi tra loro con un’unica caratteristica che li accomuna tutti: la quasi totale assenza di persone. 

Questa e la regione meno popolata di Francia e in alcune aree la densità scende a soli due abitanti per chilometro quadrato. Qui si trova anche uno dei più vecchi e bei parchi francesi: il Parco Nazionale delle Cevenne che fu istituito nel 1913. Il suo territorio comprende anche il massiccio del Mont Lozère (1699 m.s.l.m.) e gli altopiani delle Causses Noir, Mejean e Sauveterre; come tutti i parchi ha lo scopo di proteggere la natura e le specie in pericolo d’estinzione ma tra queste ultime, come ha dichiarato sorridendo il suo direttore G. Benoit: “C’è anche l’uomo e la grande sfida di questi anni e quella di mantenere la presenza umana in questa regione. Negli ultimi decenni abbiamo perso 15.000 ettari di terreno agricolo, se il fenomeno dovesse continuare le specie legate agli spazi aperti sarebbero minacciate e noi rischieremmo di perdere una parte della nostra bio-diversità. Non desideriamo un’agricoltura qualsiasi ma solo quella rispettosa degli equilibri ecologici e del resto noi consideriamo l’uomo parte integrante della natura”. 

Sin dalla sua creazione il parco si è preoccupato di mantenere viva la pastorizia, quale garanzia del mantenimento degli spazi aperti e del paesaggio. L’attuale amministrazione del parco è assolutamente convinta che l’agricoltura di montagna abbia un futuro, a patto di coniugarsi con la tutela del paesaggio e l’arricchimento degli ambienti. 

Da oltre un decennio, tutti gli operatori agricoli del parco sono aiutati a gestire i pascoli per garantire la qualità della vegetazione ed evitare la loro trasformazione in boscaglia, e a sperimentare nuovi sistemi pastorali per ottenere una migliore valorizzazione economica del prodotto, nel rispetto di una gestione ecologica del territorio. 

Allo scopo ha ideato due iniziative denominate: bue di Pasqua e agnello di pascolo. Entrambe si prefiggono gli stessi obiettivi: valorizzare i prodotti dell’allevamento bovino ed ovino locale degli allevatori che si avvalgono di criteri ecologici ed invitare i consumatori più attenti e rispettosi dell’ambiente a contribuire, con i loro acquisti, alla conservazione dell’ambiente naturale. I visitatori del parco (che sono 800.000 ogni anno) sono così informati da un opuscolo e da numerose altre indicazioni dove possono trovare questi prodotti locali ai quali, peraltro, si aggiungono anche la produzione di carne di maiale, di volatili (fois gras ecc.) e di miele. 

Tutti i prodotti sono venduti con il marchio del parco che, inoltre, ha contribuito alla realizzazione di un laboratorio artigianale comune al fine di produrre secondo le norme CEE. 

L’estinzione della specie Homo Sapiens nelle Cevenne è, per il momento, evitata. Grazie anche a queste iniziative la popolazione nella zona centrale è aumentata (dal 1970 a 1995) da 400 a 600 persone; nella zona periferica ogni dieci anni si registra un incremento del 2%, mentre la regione, nel suo complesso è in perdita (-2%).