Vulcaniche emozioni

Il Mondo del Golf n° 222 May 2009  Text & photo pages 136 – 140

Per ore l’aereo vola nel blu. Blu profondo quello del mare e di piombo quello del cielo. Solo una confusa linea chiara segna all’orizzonte il confine tra i due elementi e così l’isola appare inaspettata come un mondo primordiale e incontaminato, uno smeraldo perso nell’Oceano Indiano. Nel 1896 lo scrittore Mark Twain così scrisse di quest’isola: “si ha l’impressione che Mauritius sia stata creata per prima, anche del paradiso, e che il paradiso sia stato copiato da Mautirius”.

A voler essere precisi, quest’isola non è mai stata veramente persa. Molto tempo prima che diventasse tappa obbligata delle navi della Compagnia delle Indie Orientali era già conosciuta come felice attracco per le imbarcazioni arabe o cinesi che esploravano le rotte più meridionali verso l’Africa. Dopo di allora portoghesi, olandesi, francesi, africani, indiani ed infine gli inglesi l’hanno trasformata in quel piacevole melange di natura e culture diverse che ora è. Alla luce del mattino i dettagli spiccano vividi: il bianco che delimita le interminabili spiagge, l’azzurro chiaro delle lagune, il verde chiaro degli alberi di casuarina, il verde cupo della foresta tropicale che s’innalza lungo il bruno scuro dei pendii vulcanici; il verde brillante delle distese di canna da zucchero che ricoprono come una seconda pelle gran parte dell’isola e regalano allo sguardo fantastici disegni geometrici. Appena giunti a terra sono però i colori dei fiori ad esigere il loro tributo di attenzione. Le bianche e onnipresenti “allamendà” o le gialle “tronchetia”, così diffuse che spesso impreziosiscono anche le aree spartitraffico; le splendide varietà di buganvillea che ornano ogni giardino, anche quello più umile; i fiori rossi di ibisco; quelli profumatissimi, porpora o bianchi, degli alberi di frangipane: dolcissima gioia per gli occhi e per l’olfatto.

Per quanto numerose siano state le specie vegetali importate, almeno un terzo delle novecento presenti sono autoctone ed il miglior modo per prendere confidenza con questa natura magnifica e amica è trascorrere qualche ora nel Giardino Botanico Sir Seewoosagur Ramgoolam che si trova a Pamplemousses, una località a pochi chilometri dalla capitale Port Louis. È anche uno dei migliori di tutto l’emisfero australe. Gli amanti della natura selvaggia non dovrebbero perdersi una visita al Black River Gorges National Park, meglio se nella stagione delle fioriture che va da settembre a gennaio. Ma si tratta ancora di una natura sicura; nessun serpente, né ragni velenosi, né scorpioni a rendere pericolosi anche gesti semplici come camminare nell’erba o raccogliere una pallina.

Port Louis è una piccola e dinamica cittadina, con i suoi sobborghi popolari, un centro di grattacieli, un porto indaffarato e il traffico caotico. Le auto viaggiano, almeno secondo le nostre abitudini, sul lato sbagliato della strada ma, con notevole senso di auto ironia, i mauriziani raccontano di loro stessi che “sotto i francesi marciavano sulla destra, sotto gli inglesi a sinistra e dall’indipendenza in poi (1968) finalmente tutti felici in centro strada”. In effetti il mix di culture e storia è davvero intrigante. I francesi continuarono a prosperare su quest’isola anche dopo la conquista britannica. Portarono dall’Africa un gran numero di schiavi per le loro coltivazioni di canna da zucchero e poi, una volta abolita la schiavitù, un numero ancora più grande di braccianti dall’India. Oggi il 20% della popolazione è creola e più della metà della popolazione è di origine indiana ma giudicare l’appartenenza sociale dal colore della pelle sarebbe assurdo qui più che altrove. Del resto lo stesso uso della lingua denota la capacità di compromesso degli isolani: l’inglese per il business e gli atti ufficiali, il francese per il parlato colto e il creolo nella vita di tutti i giorni. Eppure c’è più rispetto e ricchezza di significati che confusione, così come c’è ricchezza nella cucina grazie agli apporti dei sapori e dei cibi di ben tre continenti. Una varietà che, a ben cercare, si ritrova anche nei prodotti d’artigianato, nei tessuti di cotone o negli splendidi capi di abbigliamento della tradizione indiana. È sufficiente inoltrarsi tra le bancarelle del mercato centrale di Port Louis o nei mercati dei piccoli centri abitati sparsi per tutta l’isola, per trovare qualcosa di interessante a prezzi molto convenienti.

Altrettanta ricchezza si ritrova nell’arte e nella musica. La gente creola ha creato la Séga, una danza nata per lenire la disperazione degli schiavi al tempo coloniale. Oggi è la danza nazionale dell’isola ma se si vuole veramente comprenderne lo spirito è meglio apprezzarne le varianti moderne ballate nelle discoteche che negli spettacoli per turisti organizzati negli hotel: la Séga è gioia di vivere, voglia di fare festa ed un esplicito invito sessuale. Oppure si può cercare di assistere alle coloratissime feste come il Festival Cinese di Primavera (gennaio/febbraio) o uno dei numerosi festival hindù come il Thaipoosam Cavadee (gennaio/febbraio), il Maha Shivaratri (febbraio/marzo), il Diwali (ottobre), lo Holi (febbraio/marzo) o il Ganesh Chaturti (settembre). Se c’è una costante nei tratti dei mauriziani è il rispetto reciproco tra le diverse culture: un bene assai prezioso di questi tempi.

L’atout dell’isola è comunque il suo mare. Le bianche spiagge di sabbia corallina sono protette per la maggior parte da un grande e splendido reef che delimita al suo interno tranquille lagune color turchese ed un numero spropositato di coloratissimi pesci. Palmizi e boschetti di casuarina (l’equivalente dei nostri pini marittimi) offrono la loro ombra a pochi metri dalla battigia dove le onde s’infrangono smorzate. Solo il continuo, lontano e cupo rombo delle onde che s’infrangono sul reef ricorda che al di là della barriera c’è tutta la potenza dell’oceano.

Infine c’è il golf. Quasi senza accorgersene l’isola ha visto realizzare un numero più che adeguato di ottimi campi per diventare una vera destinazione golfistica. Al punto che per poterli giocare tutti senza trasformare la vacanza in un tour de force, occorrerebbe soggiornare ben più di due settimane. L’idea peraltro è piuttosto allettante e per renderla più facilmente realizzabile alcuni resorts offrono soluzioni abitative di grande valore che includono un particolare status di cittadinanza e permettono di realizzare, volendo, un piacevolissimo buen retiro…

Il golf

Per quanto possa sembrare strano, Mauritius è da sempre un paese dove si gioca a golf. Conquistata dall’Impero Britannico nel 1812 ha ospitato sino all’indipendenza una forte presenza militare. Il primo percorso fu quindi realizzato già nel lontano 1844, consacrando Mauritius ad essere il quarto paese dove si sia mai giocato a golf. È forse per questa ragione che in campo è sempre richiesto un abbigliamento adeguato. Oggi la scelta è decisamente più ampia e sia il numero dei percorsi (otto da diciotto buche e cinque da nove buche), sia la loro qualità consentono ai giocatori di ogni livello di trascorrere una piacevolissima vacanza all’insegna del golf. Per brevità citiamo solo i 18 buche e omettiamo i dettagli delle club house e dei servizi che peraltro sono tutti di eccellente livello.

The Legend Golf Course  www.bellemareplagehotel.com/golf/legend.htm 

18 buche, 6018 m, par 72 

Non è un campo per i deboli di cuore che temono l’acqua. L’elemento liquido è infatti il padrone di questo magnifico percorso disegnato e progettato dal campione sudafricano Hugh Baiocchi. Ventidue specchi d’acqua e un tratto di laguna da sorvolare per arrivare sul green della 17 (par 3 e signature hole del campo), necessitano nervi saldi e precisione di tiro. Gli splendidi fairway di Tif Dwarf, un’erba davvero speciale, sono circondati dalla rigogliosa foresta tropicale e dalla laguna di mangrovie. Quando riuscirete a concentrarvi sul tiro allora vi accorgerete che i fairway sono piuttosto mossi e i green alquanto impegnativi. Per giocare su questo percorso è necessario essere ospiti degli hotel del gruppo Constance e qui, come si dice, il gioco vale la candela.

The Links Golf Course  www.bellemareplagehotel.com/golf/links.htm 

18 buche, 5942 m, par 71 

Disegnato da Rodney Wright e Peter Alliss è un po’ meno impegnativo del Legend ma regala comunque grandi soddisfazioni. Linee di tiro piuttosto strette nonostante i larghi fairway e discreti dislivelli costituiscono le principali difficoltà. Gli ostacoli d’acqua rientrano nella norma ma è la roccia lavica tipica dell’isola a definire e caratterizzare gli out of bound. È consigliabile giocare verso il tramonto poiché è proprio dai punti più elevati che il campo offre panorami mozzafiato. Come sul green della 12, molto rialzato e ben difeso dal bosco alle spalle e dall’acqua sulla destra.

Le Tuessrock Golf Course www.letuesstockresort.com 

18 buche, 6452 m, par 72 

Bernard Langer ha realizzato su quest’isola, L’Isola dei Cervi, il meglio della sua filosofia: “offrire un percorso che sia al tempo stesso una sfida e un ricordo indimenticabile”. Già arrivarci è un vero piacere. Dieci minuti di battello navetta a gironzolare in una laguna naturale circondata di foresta tropicale e mangrovie. Posizionato decimo miglior campo al mondo dal Golf World Magazine e comunque inserito nei cento migliori in altre classifiche questo percorso possiede un carattere davvero unico. Al tasso tecnico elevato si unisce la splendida natura, i fairway sono ottimi e affiancati spesso da bunker poco profondi ma estesissimi, i green mossi e veloci, i panorami sulla costa o sulle splendide spiagge dell’isola sono mozzafiato. Le prenotazioni devono pervenire con almeno 48 ore di anticipo.

Anahita Resort  www.anahitamauritius.com

18 buche, 6452 m, par 72 

Nuovissimo campo realizzato da Ernie Els per la catena Four Seasons. La visita è avvenuta qualche mese prima dell’apertura ufficiale e i fairway non erano ancora perfetti anche se di dimensioni extralarge, così come i green. Anche questo percorso si sviluppa lungo la costa e le quinte di palme a dividere le buche ne costituiscono il tratto più caratteristico. Se i lavori di rifinitura saranno in stile con la Club House, piuttosto grande anche secondo i parametri americani, il risultato sarà notevole.

Golf du Château – Bel Ombre Golf Course www.domainedebelombre.mu/en/dbo_golf_du_chateau.htm 

18 buche, 6498 m, par 72 e 9 buche par 3.

Situato leggermente arretrato dalla costa, questo interessante percorso disegnato dal sudafricano Peter Matkovitch, offre difficoltà e sensazioni nuove rispetto ai precedenti. Esposto sulla costa sud ovest il vento impegna maggiormente il gioco. I dislivelli seguono il profilo del terreno che sale verso le montagne e anche se gli spazi sono piuttosto aperti un gran numero di bunkers esige linee di tiro molto precise. Da menzionare l’ex casa coloniale (Bel Ombre) che domina il campo con uno splendido colpo d’occhio e offre un’eccellente alternativa al ristorante della club house.

Tamarina Golf Estate www.tamarina.mu

18 buche, 6886 m, par 72 

Disegnato da Rodney Wright su di un impervio terreno scavato dal Rempart River, questo lungo percorso ricavato in una foresta tropicale offre sensazioni “africane”. Una delle essenze più frequenti e insistentemente usate per dividere i fairway è proprio il Tamarindo, ma anche l’albero del Pepe e l’immancabile Frangipane impreziosiscono il percorso. Rough alto, bunker profondi e green veloci tengono alto il tasso tecnico. Bellissima la 13 (par 3 di 186m) con il suo splendido colpo d’occhio sulle anse del fiume e la baia di Tamarina.

Paradis Golf Club  www.dinarobin-hotel.com 

18 buche, 5899 m, par 72 

Con questo percorso si ritorna al limite della costa, lungo la penisola di Le Morne, proprio sotto allo sperone roccioso che lo denota. Il disegno di David Dutton si distende su di un terreno piuttosto piatto, tra file di palme e casuarina e si caratterizza per la presenza di bunker molto larghi.

Gymkhana Golf Club 

Suffolk Road – Vacoas tel. 6986302 fax 6981565 email: cmaster.mgc@intnet.mu 

18 buche, 5025 m, par 68 

È proprio qui che il golf è nato sull’isola e i soci ne vanno orgogliosamente fieri. La base militare si è oggi trasformata in un vastissimo centro sportivo ormai incluso nella cittadina di Vacoas. I soci non sono più gli ufficiali della Royal Navy ma gli appassionati di golf dell’isola.