Golf e Turismo Ottobre 2019 text & photo pages 94 – 101
“Un campo di golf ideale è un test sia per il giocatore esperto sia per quello medio. Il mio obbiettivo è quello di esaltare nel giocatore il meglio del golf che ha in se stesso. Donald Ross
Giocare su di un campo disegnato da Donald Ross è un’esperienza che non si può dimenticare e la Donald Ross Experience può diventare un viaggio che rimarrà per sempre tra i più bei momenti passati insieme alla propria sacca da golf.
L’esperienza è in realtà un circuito di club i cui campi sono stati tutti disegnati da quel geniale architetto scozzese che nel 1899 si trasferì in North Carolina, uno degli Stati del Sud, dove gli inverni sono brevi, le primavere miti e la calda ospitalità della sua gente non è solo un modo di dire ma di vivere. Dei 400 campi che disegnò nella sua lunga carriera 40 si trovano in questo Stato che si affaccia sull’oceano Atlantico e si incunea tra la Virginia, il Tennessee, la Georgia e il South Carolina.
Come giocatore fu un professionista di ottimo livello, vinse il North and South Open tre volte, due volte il Massachusetts Open e conquistò un 5° posto allo U.S. Open del 1903, ma fu come architetto che lasciò la sua impronta imperitura su entrambe le sponde dell’Oceano Atlantico.
All’epoca non esisteva nemmeno il concetto di signature hole ma si può ben dire che il percorso numero 2 di Pinehurst (6.365 metri par 72), sia il suo massimo capolavoro ed è da questo Club e da questo campo che abbiamo iniziato la nostra grande avventura sulle orme di D. Ross.
Come sottolineava Jack Nicklaus la sua impronta principale è la naturalezza, i fairway seguono sempre il profilo del terreno e possono avere anche forti pendenze, ma prima o poi si dovrà arrivare al green e lì cominciano le vere difficoltà. Li hanno chiamati piattini da caffè capovolti, gusci di tartaruga e in vari altri modi ma la sostanza è sempre la stessa: è più facile uscirne che restarci sopra. Sono durissimi, velocissimi, senza differenza di altezza di taglio tra il green e il fairway che lo circonda, senza neanche un filo d’erba sui bordi dei bunker che li attorniano e quindi senza nessuna pietà per i putt imprecisi.
Come a compensare tutto questo, la naturalezza del disegno e il rispetto per il terreno esaltano la bellezza di questo magnifico parkland vasto e grandioso. Poiché il resort ha ben nove percorsi, lo sguardo si perde in un susseguirsi apparentemente infinito di fairways fiancheggiati da quinte di querce e ininterrotte distese di pini marittimi americani. Pini marittimi, esattamente, dopotutto siamo a circa un’ora d’auto dall’oceano e la cittadina di Pinehurst si trova sulle basse e morbide ondulazioni sabbiose delle Sandhills che da oltre un secolo sono una destinazione riconosciuta per la salute e il benessere.
A metà strada tra New York e Miami, Pinehurst divenne una sosta quasi obbligata per tutti coloro che viaggiavano in treno tra le due grandi città e fu così che nel 1895 l’Hotel Carolina, il resort di Pinehurst, aprì i suoi battenti e divenne rinomato innanzitutto per il suo centro benessere. Solo alcuni anni dopo si trasformò nel paradiso dei golfisti. Dopo più di un secolo l’hotel è ancora un luogo di tranquillità e pace come lo intendeva il suo fondatore, James Walker Tufts, e la sua SPA offre tra i suoi numerosi trattamenti il Champion’s Massage (80 minuti), espressamente concepito per rilassare e decontrarre i muscoli maggiormente impegnati da una giornata di golf.
Questo luogo ideale per fuggire dai rigidi inverni del nord America divenne ben presto uno scenario perfetto per ospitare i massimi tornei tra i quali ricordiamo la Ryder Cup del 1951, gli U.S. Open maschili nel 1999 e 2005 e infine gli U.S. Open femminili nel 2014.
Inoltre, a tanta meravigliosa abbondanza, si aggiungono altri tre percorsi di D. Ross che meritano di essere giocati a Pinehurst.
Il Pine Needles G.C. (5.885 metri par 71) venne inaugurato nel 1921 dalla leggenda Peggy Kirk Bell e da suo marito Warren. La loro filosofia era semplice: giocare a golf divertendosi. Idearono così il programma ancora attuale del Golfari (Golf + Safari), ovvero l’equilibrio tra imparare a giocare a golf, giocare, e poi rilassarsi in compagnia di amici, vecchi e nuovi. Così si fanno nuovi amici affrontando insieme le difficoltà e ci si rilassa ammirando la bellezza del luogo in cui si gioca. La 3 (123 metri par 3) è infatti una delle migliori buche di D.Ross, nessun fairway, un piccolo lago da volare e un green difeso da innumerevoli bunker. La 18 (371 metri par 4) propone invece un finale di scenografica bellezza con il suo dogleg a sinistra e la splendida vista della clubhouse.
Esattamente di fronte a Pine Needles troviamo Il Mid Pines G.C. (5.638 metri par 72) che venne inaugurato nel 1927. Grazie alla fedele ricostruzione di Kyle Franz del 2013, oggi si può giocare esattamente nelle stesse condizioni immaginate da D. Ross. Non è un caso quindi che la sua ultima buca (367 metri par 4) sia considerata la più bella e difficile di tutto il SouthEast.
Infine giungiamo al Southern Pines G.C. (5.601 metri par 72), che si trova poco più distante e su di un terreno molto più in rilievo dei due precedenti. Fu inaugurato nel 1906 ma presenta i suoi green ancora in ottima forma. Fairway e clubhouse avrebbero bisogno di maggior cura ma il campo è magnifico come un secolo fa e poi… avreste mai pensato di poter giocare a Pinehurst con tariffe tra i 40 e i 60 dollari?
Poco più di mezz’ora d’auto e da Pinehurst si arriva alla città di Fayetteville. Durante l’estate i suoi eventi teatrali e musicali offrono un piacevole invito a conoscere meglio questa regione. Ma se venite fin qui potete anche giocare a golf nella più grande base americana presente sul territorio degli Stati Uniti: Fort Bragg. La base si estende su 50 chilometri quadrati, ha 40.000 abitanti e ovviamente un percorso disegnato da D. Ross: lo Stryker Course G.C. (5.830 metri par 72). I fairway sono piuttosto piatti e i green sono più accessibili di quelli di Pinehurst, ma portano inequivocabilmente la firma del nostro amabile scozzese. In cielo, invece dei falchi, volteggiano gli elicotteri d’attacco Apaches e gli enormi Chinook a due rotori ma la clubhouse è veramente molto friendly.
Nel nostro viaggio verso ovest, verso quei territori solitari e selvaggi delle Blue Ridge Mountains, raggiungiamo Asheville e incontriamo un altro campo molto interessante. L’Omni Grove Park Inn è stato per quasi un secolo un buen retiro per VIP di ogni genere, dai grandi campioni di golf come Bobby Jones, Ben Hogan e Jack Nicklaus, a presidenti come Dwight Eisenhower e Barak Obama.
È un parkland di buona fattura (5.536 metri par 72) e piacevole da giocare, i fairway sono abbastanza larghi e nel 2003 è stato restaurato riportandolo al disegno originario con pochi bunker. Nove buche sono in piano sul fondovalle e nove sul pendio dove si gioca su notevoli dislivelli, ma non essendo troppo difficile per gli uomini, diventa abbastanza facile per le donne.
Pochi chilometri a ovest e si giunge all’ultima meta del viaggio. Il Waynesville Inn Golf Resort & SPA (5.342 metri par 70) ha quasi un secolo di vita e non gli sono mai mancati i riconoscimenti. Forse rispetto ai precedenti ha un aspetto un po’ rustico ma è doveroso ricordare che ci si trova tra la Blue Ridge Parkaway, che si snoda per centinaia di chilometri sulle creste di queste montagne, e il Great Smoky Mountains National Park.
Le sue 27 buche (di D. Ross sono le prime 9) si sviluppano tra le quinte di pini, abeti rossi e betulle dell’ampio fondovalle, quasi confondendosi con i boschi solitari che si dipanano sul profilo morbido di queste montagne. In lontananza, non si intravvede più alcun segno della presenza umana ed è un luogo ideale per vivere nuove emozioni su di un campo di golf.