Perle danesi

Golf & Tourism  June 2006  Text & photo pages 118 – 126

Nel 2005 la Danimarca ha festeggiato i duecento anni della nascita di H. C. Andernsen, il grande narratore che ha saputo incantare generazioni di bambini e di adulti con le sue storie e, soprattutto, con le sue favole. Non è un caso che la romantica scultura della Sirenetta sia una delle mete preferite della visita alla sua capitale. 

Ma Copenhagen, anche se è davvero una bella città, non è una favola. È una capitale molto viva e concreta che ha saputo crescere nei secoli con garbo e armonia. Il grande sviluppo del centro storico, avvenuto a partire dalla seconda metà del XVII secolo ha arricchito la città di splendidi palazzi, dandole respiro e coerenza architettonica. A partire dal castello di Rosenborg e dalla Borsa in stile rinascimentale del 1640, per proseguire con il barocco del palazzo reale di Christianborg, tuttora sede del Parlamento, il castello reale in stile rococò di Amalienborg della metà del XVIII secolo, e il Teatro Reale neo barocco del 1874. Persino le ultimissime imponenti e avveniristiche costruzioni del “Diamante nero”, sede della Biblioteca Reale, e il nuovo Teatro dell’Opera sull’isola di Christiansholm sono state inserite con grazia nel contesto cittadino. È una città che pur restando a misura d’uomo offre al visitatore spazi aperti e grandi prospettive architettoniche. Non solo se si ha l’avventura di fare uno dei tipici tour in battello lungo il porto e i canali cittadini, ma anche passeggiando nei suoi parchi come il romantico Frederiksberg o il divertente Tivoli. Inoltre, in occasione delle celebrazioni del bicentenario della nascita di H.C. Andersen la città ha ideato una simpatica segnaletica cheattraversa tutti i luoghi abitualmente frequentati dal grande scrittore. Seguirne qualcuno è un modo sicuro per scoprire gli angoli più nascosti della città vecchia con i suoi negozi di porcellane e ambra la cui tradizione è rinomata in tutto il mondo. 

Uno di questi percorsi conduce lungo i moli del canale di Nyhaven, il “Porto Nuovo” costruito nel 1671, che è sicuramente uno dei principali punti di interesse della città vecchia. L’atmosfera è rilassata e cordiale e non solo per i turisti. Sono davvero molti i danesi che, usciti dall’ufficio, vanno a prendersi una birra in uno dei suoi numerosi pub o ristoranti. Specialmente nelle lunghe sere estive tipiche del nord, quando il sole sembra non voler mai tramontare e la temperatura è estiva, almeno secondo i parametri locali. 

Proprio la splendida luce estiva ed il clima non troppo caldo consentono di giocare a golf con grande soddisfazione poiché, sui campi, si vive la stessa atmosfera piacevole e informale che si incontra a Copenhagen. L’approccio che i danesi hanno con il golf è molto simile a quella di altre realtà scandinave: i rapporti tra soci non sono eccessivamente formalizzati e si ha l’abitudine di giocare indipendentemente dalle condizioni atmosferiche. Questo sport sta vivendo anche qui una fase di grande espansione. La federazione danese conta circa 140.000 soci di cui 90.000 effettivamente praticanti su una popolazione di poco più di cinque milioni di abitanti. C’è un ottimo ricambio generazionale e i campi sono aumentati dai 40 del 1970 ai 240 del 2005. Non mancando quindi la scelta, siamo andati a visitare quelli che per blasone o per qualità offrono il meglio intorno alla capitale danese. 

Qualche chilometro a nord della città si incontra il Københavns Golf Klub. Dire che è grande è dir poco. Disegnato dallo scozzese James Ross, il suo percorso di 6012 m (par 71) si sviluppa su un’area di 78 ettari ma all’interno del parco pubblico di Dyrehaven. Duemila ettari di pascoli e alberi secolari con il quale non c’è soluzione di continuità: un vero polmone verde per la capitale. Un piccolo castello reale impreziosisce il percorso e non è raro giocare mentre branchi di cervi pascolano nelle radure del bosco, i falchi planano silenziosi nel cielo e gruppi di cavallerizzi attraversano i numerosi sentieri del bosco circostante, ma non c’è alcun problema di convivenza tanto lo spazio è vasto. Fondato nel 1898, è stato ridisegnato nel 1928 ed infine nel ‘93 ma ha mantenuto intatto il suo fascino originario. Sembra di entrare in una dimensione d’altri tempi. Lo spazio è aperto, le macchie di alberi si inframmezzano ai percorsi delle diverse buche e non c’è alcun disturbo da parte degli altri giocatori. 

Le difficoltà sono costituite dai fairway piuttosto stretti, inframmezzati da rough di pascolo puro dal quale è piuttosto difficile uscire. Le macchie di bosco sono talmente fitte che le palle finite nel verde sono decisamente perse. Non ci sono molti bunker né troppa acqua ma guai ad uscire dal fairway e poi alcuni alberi secolari sono stati lasciati appositamente in mezzo al fairway nei punti strategici di molte buche. Il club ha 1150 membri e ne conta ben 850 in lista d’attesa. Non stupisce quindi che questo campo sia utilizzato spesso dalla famiglia reale e in particolar modo da S.A.R. la principessa Mary mentre, tra le sue socie, possa contare la professionista Amanda Molte-Leth. 

Proseguendo il viaggio lungo la costa verso nord. Lo stretto dell’Øesund si restringe così tanto da poter quasi toccare l’altra riva che appartiene alla Svezia. Il traffico delle navi da e per il mar baltico è sempre intenso ma appena spunta un briciolo di sole il blu del mare si riempie del bianco di centinaia di imbarcazioni da diporto che sfruttano i venti pressoché costanti in questa regione. Da molto tempo infatti, le famiglie ricche della città hanno trovato in questa parte del litorale il loro buen retiro. 

Solo una dozzina di chilometri e si giunge al campo del Rungsted Golf Klub. Disegnato nel 1937 dall’architetto britannico C.A. McKenzie, subì alcune modifiche nel ‘70 e fu definitivamente ristrutturano negli anni ’90 con un approccio molto moderno e competitivo. Il Club ha una parte importante nella storia del golf danese, poiché per circa trent’anni il Chairman della Danish Golf Union è stato un membro di questo golf che tuttora è sede del National Championship. 

Per puro caso arriviamo pochi giorni prima del Danish Master e quindi il campo da il meglio di sé: il verde è tirato a lucido, i green sono perfetti. È un par 72 di 5950 m con terreno veloce, molti bunker e fairways decisamente stretti. Non c’è dubbio che sia un campo eccellente anche in altri periodi dell’anno. L’aspetto generale è davvero gradevole specialmente in maggio e giugno, quando il verde è davvero brillante. Ci sono buoni dislivelli a causa del terreno collinoso e ottime quinte di alberi a dividere le diverse buche contornate da vegetazione matura e il rough è senza pietà. È aperto agli ospiti tutti i pomeriggi ma occorre avere un handicap minino di 26 nei giorni feriali e di 21 in quelli festivi. La signature hole è la 15. È un par 3 molto bello poiché occorre arrivare sul green come se fosse un’isola. Sulla 18 invece si trova un segnale che indica il drive più lungo mai effettuato sul campo: a giocarlo fu Tiger Wood, nel SAS Invitational del 1999. 

Un’altra particolarità di questo campo è che sorge su di una ex proprietà della famiglia Dinesen che nel 1885 diede i natali a Karen, la grande scrittrice meglio conosciuta con il cognome di Blixen acquisito con il matrimonio. Se vi hanno affascinato i racconti della “Mia Africa” di Karen Bilxen vale sicuramente la pena di visitare la sua casa, visto che si trova quasi di fronte al piccolo porticciolo di Rungsted e ci si deve proprio passare davanti. L’ampia costruzione che ha ospitato la sua famiglia è ora diventata il museo della sua vita e delle sue opere ed è una sosta davvero interessante. 

Altri venti chilometri a nord e si giunge al Simon’s Golf Klub. E’ un campo moderno, disegnato espressamente per le competizioni ed ha una storia davvero singolare. Arne Simonsen, un importante armatore danese, ne è l’unico proprietario. È un appassionato di golf e, desiderando ospitare i suoi clienti senza problemi, decise di fare le cose in grande. Nel 1993 inaugurò il suo club conferendogli sin dall’inizio una spiccata vocazione alle grandi competizioni. Nonostante il campo sia piuttosto recente può già contare su oltre 1100 soci. Nel 2003 ha ospitato il PGA European Tournament, per la prima volta in Danimarca, e il Nordic Open degli ultimi tre anni. 

Disegnato da Martin Hawtree, l’ultimo della dinastia, è un par 72 di 6.264 m di ampio respiro. Le ondulazioni naturali del terreno sono state accentuate per aumentare il tasso tecnico, ma gli specchi d’acqua sono per la maggior parte naturali e abilmente inseriti nel disegno delle buche. Fairway e green sono molto veloci e impegnativi ma con fair play poiché gli ostacoli sono tutti ben visibili. Gli spazi aperti non concedono molto alla privacy dei giocatori ma consentono una buona visione del gioco durante le competizioni. La più difficile è la 15, un par 4 di 424 m con bunker insidiosi e il green che invita la pallina ad uscire verso il rough e il lago, ma anche le ultime due sono davvero impegnative, in un percorso che non consente distrazioni. 

Ancora una trentina di chilometri e si giunge alla punta estrema dell’isola di Sjælland, quella dove sorge Copenhagen, con le sue piagge selvagge, le distese di giunchi d’acqua salmastra e i coloratissimi villaggi del litorale. Nei pressi di Ølsted si trova l’Asserbo Golf Club. 

Grazie al clima mite il campo è aperto tutto l’anno e vanta numerosi VIP tra i suoi soci. Tra di essi annovera infatti alcuni membri famiglia reale e molti attori della capitale. Ha una club house davvero particolare e molto graziosa con il suo tetto in giunchi che ricorda le antiche case danesi.

Il campo, anch’esso disegnato da James Ross, offre ottimi dislivelli e varietà di gioco su di un terreno alquanto singolare. Anticamente i Vichinghi avevano eletto queste piccole alture boscose con un’ottima vista sul mare a loro dimora e pertanto, non potendo effettuare modifiche al terreno per non dissotterrare reperti archeologici, i 5851 m (par 72) del percorso hanno dovuto rispettare al massimo il profilo naturale delle colline su cui si sviluppa. In compenso quando arriverete a pattare sul green della 16 avrete la sorpresa di giocare accanto alle vigne dalle quali si produce lo spumante più nordico d’Europa.