Golf & Tourism March 2004 Text & photos pages 122 – 127
Quando Carlo Collodi, nel suo Pinocchio, scrisse il capitolo dedicato al “paese del Balocchi” aveva probabilmente aveva in mente qualcosa di molto simile ad un luogo che somigliasse a una città come Las Vegas, piuttosto che ad un resort di standard internazionale completamente dedicato al benessere e al golf. Invece il paese dei balocchi per i golfisti esiste e si chiama Bad Griesbach.
E’ stato costruito una ventina di anni fa tra le dolci colline che modellano il paesaggio della Bassa Baviera, a pochi chilometri dalla cittadina barocca di Passau e dal confine austriaco, da un personaggio molto particolare, il signor Hartl, che ha unito il suo pragmatismo manageriale ad una passione, quasi visionaria, per il gioco del golf.
Il risultato del suo lavoro si è concretizzato in quello che oggi può essere considerato il più grande centro europeo per questo sport. La forza di alcuni dei “numeri” di questo resort e davvero impressionante: 125.000 green fee all’anno, 180.000 le palline comprate per rifornire i numerosi driving range, 37 istruttori pga, il putting green interno e riscaldato più grande d’Europa, il driving range più grande d’Europa (il Golfodrome), ecc. L’atmosfera che invece si respira giocando sui fair way dei numerosi campi attorno a Bad Griesbach è assolutamente rilassata, priva di qualsiasi affollamento, e non lascerebbe intuire le reali dimensioni dell’impresa se non ci fosse un dato di fatto di impatto immediato: giocando ogni giorno su di un percorso diverso non è possibile esaurire, in una sola settimana, tutte le opportunità offerte da questo centro: sei campi da 18 buche, tre da 9 buche e un campo pratica per ragazzi da 6 buche.
Se l’acqua termale, trovata nel sottosuolo di queste colline nel 1978, ha dato il via alla realizzazione del centro il golf tuttavia ne ha consacrato il suo nome ben al di là dei confini della stessa Germania e il signor Hartl è stato il principale artefice di questa impresa poiché, fin dall’inizio, ha saputo coniugare alcuni elementi importanti come: il rispetto del paesaggio, il rispetto dell’architettura tradizionale della regione e la passione incondizionata per il golf.
Gli oltre venti hotel sono immersi e circondati dal verde dei boschi circostanti, una piacevole via centrale li collega creando l’atmosfera di un piccolo villaggio bavarese poiché anche le facciate degli edifici sono state costruite nel classico stile locale. Le auto invece, così come tutti i veicoli pesanti, sono dirottate in strade e parcheggi sotterranei: il centro è una unica grande isola pedonale.
I campi da golf si trovano poco lontano. Lasciata la “piazza centrale” in meno di un chilometro si arriva a quella che ormai viene chiamata la “golf high way” e che in meno di otto chilometri, tre e mezzo a sud e quattro verso nord, collega tutti i campi del resort, compreso il Golfodrome.
Nonostante l’elevato numero di campi la varietà dei percorsi è eccezionale. Scendendo verso sud si entra nella valle del Rott, un pigro fiume che si dirige verso l’Inn e sulle cui rive sono costruiti il “Franz Becknbauer Golf Corse”, disegnato dal grande architetto Bernhard Langer, e l’ultimo nato: il “Jaguar Golf Course”. Sono due campi molto belli e impegnativi, si snodano lungo la riva del fiume e quindi propongono molte difficoltà d’acqua. Piccoli laghetti, giochi e salti d’acqua, giunchi e canneti aumentano il livello di difficoltà e impreziosiscono il paesaggio. Il terreno è tutto in piano ma la mano dell’architetto ha mosso il percorso ondulandolo sapientemente sino a costruire due tracciati molto impegnativi dove i bunker, situati ai bordi di stretti fair way, non perdonano il minimo errore di traiettoria. Gli spazi ampi, gli alberi non ancora maturi possono far pensare, a prima vista, ad un gioco facile e rilassato ma non è così. Sul “Beckembauer” si è giocato uno dei più importanti open tedeschi del 2003 e l’intenzione del resort è quella di lanciare il “Jaguar” nel circuito dei più importanti tornei PGA. Un’altra difficoltà è costituita dal fatto che non sono molti i bunker visibili dai tee di partenza e questa caratteristica può essere considerata un gesto poco leale del costruttore nei confronti dei giocatori. Comunque la si veda, se si affronta uno di questi due campi, è meglio studiare attentamente il percorso sul birdie per non rimpiangere decisioni affrettate.
Tutti i campi sono molto curati ma questi due hanno il vantaggio di godere di un microclima notturno particolarmente umido che ha consentito una ottima gestione di tutto il verde, anche durante la calda e secca estate dell’anno scorso.
Se invece si prende la “Golf high way” verso nord si trovano gli altri campi e il Golfodrome. Sono situati in un paesaggio collinoso e sono quindi più movimentati, boscosi e, alcuni, anche molto panoramici.
Il “Lederbach”, realizzato sulla parte sommatale di una vasta collina è considerato l’eldorado del panorama poiché gli scorci sulla regione insuperabili. I dislivelli e il bosco che ne delimita una parte costituiscono le sue principali difficoltà.
Anche il “Brunnwies” offre ampie visioni della campagna circostante ma il percorso molto movimentato, il rough impietoso e i profondi bunker hanno motivato “Golf-World England” a collocarlo nei Top 20 in Europa.
Di fronte a questi primi due si trova il percorso di “Uttlau”: difficile, maestoso e immerso in un bosco secolare che gli conferisce il tono e il carattere dei grandi campi da golf realizzati salvaguardando il paesaggio, cogliendone i suoi aspetti più spettacolari e utilizzandoli per rendere più difficile il gioco: la buca 5 è considerata tra le più difficili in tutta la Germania. Nello stesso edificio della sua club house, i golfisti duri e puri, possono trovare un delizioso e piccolo hotel 5 stelle in perfetto stile bavarese che consente di risiedere a soli cinquanta metri dal tee n. 1.
L’ultimo campo, nel senso della lontananza dal resort, è il Sagmühle. E’ stato realizzato intorno ad un vecchio mulino e l’acqua ne costituisce la sua principale bellezza e difficoltà. In compenso il ristorante della Club House è considerato tra i migliori ristoranti di club house di tutta la Germania: su di una guida Michelin, da solo, “varrebbe il viaggio”.
In posizione centrale rispetto ai campi situati a nord di Bad Griesbach si trova il Golfodrome, una immensa struttura a supporto di tutti gli altri campi. E’ qui che si trova il putting green esterno ed interno e riscaldato (27 buche), un grande pro shop, il “fitting center” per riparare gli attrezzi degli ospiti e soprattutto il più grande driving range d’Europa. E’ composto da oltre cento postazioni coperte, di cui 21 riscaldate per il gioco invernale, disposte a semicerchio su di un ampio pendio e di dimensioni così ampie che non vi è alcun pericolo per i giocatori sul lato opposto.
Per i principianti ci sono poi i tre campi da nove buche (Engled, Jagl, Pfeiffer) e per i ragazzi il Chervò Junior Golf Corse, completando così un’offerta che contempera tutti i livelli di esperienza e capacità. Tutti, ma proprio tutti, possono giocare a golf in questo complesso: anche chi non ha mai preso una lezione di golf e vuole iniziare. Chi ha già un minimo di esperienza di gioco può perfezionarsi e prendere l’handicap in uno degli oltre centosessanta tornei annuali.
Se un’intera settimana di golf può apparire eccessiva a qualcuno non mancano, nella regione, importanti mete turistiche. Passau, bella cittadina barocca, si trova a soli trenta chilometri di distanza. Norimberga, a meno di due ore di autostrada, vale bene qualche chilometro in più. Quest’ultima ha saputo rimarginare le ferite subite nell’ultimo conflitto mondiale e fa ancora sfoggio delle sue splendide case nel centro storico: dalla magione del pittore Dürer a palazzo dei mercanti, alla piazza della cattedrale dove si tiene il suo rinomato “mercatino di Natale”. Una sosta alla più vecchia birreria tedesca tuttora in funzione (fondata nel 1292) o alla più antico ristorante di “bratwurstel” (aperto nel 1560) sono sicuramente da non perdere.