Golf e Turismo Aprile 2018 text e photo pages 106 – 112
Sydney è la metropoli più popolosa, più dinamica e dallo sviluppo più veloce di tutto il continente australiano e, anche quest’anno, il pendolo degli avvenimenti importanti del golf “down under” si è chiaramente sbilanciato a favore dei golfisti di questa grande città.
Per la settima volta l’Open australiano si giocherà (15/18 novembre) al “The Lakes Golf Club” che si trova in una posizione magnifica, a meno di mezz’ora dal business district della metropoli. Qui si sono giocati Open australiani fin dal 1964, iniziando con quello vinto da Jack Nicklaus. Fu poi la volta di Greg Norman ‘80, Steve Elkington ‘92, Geoff Ogilvy 2010, Greg Chalmers ‘11 e Peter Senior ‘12. Nel frattempo sono stati giocati anche numerosi altri tornei ’Australian PGA, l’Ampol Tournament, Chrysler Classic, Wills Masters, Johnnie Walker Classic, Greg Norman Holden International e lo ANZ Championship.
È proprio qui che siamo andati a scoprire un altro dei gioielli che contornano la capitale dello Stato del New South Wales. Il club, fondato nel 1928, ebbe sin dai suoi primi inizi progetti e obiettivi particolarmente ambiziosi. È un par 72 di 6.286 metri e si sviluppa all’interno di un comprensorio che fornisce acqua potabile alla città, ma il cui suolo naturale è composto da uno strato di sabbia. Questa commistione dei due elementi lo fa apparire, per almeno la metà delle buche, come un links che galleggia sull’acqua.
Del percorso originale di Eric Apperly e Tom Howard, già piuttosto lungo per l’epoca (6.210 metri), è rimasto ben poco. Robert Von Hagge lo modificò sostanzialmente nel ‘68 e infine, nel 2009, è stato ridisegnato dagli architetti Ogilvy e Clayton che hanno riportato le prime nove buche allo splendore originale, eliminando molta dell’alta vegetazione e aprendo quei panorami che oggi lo rendono particolarmente attraente. Il percorso offre infatti un orizzonte di fairway e fescue al green della 18 e un altro, al green della 6 e in direzione opposta, con i grattacieli del business district che si stagliano lungo la skyline della città.
L’acqua ovviamente la fa da padrona perché, nella maggior parte delle buche, i birdie da championship si possono tentare volando sul liquido elemento per accorciare le distanze. Già dalla prima buca si comprende lo spirito del campo: più lungo il drive, più esterna al fairway la linea di tiro a sorvolare l’acqua. Così è alla 1, 11, 14, 16 e 17 e proprio per questo l’Emirates Australian Open del prossimo novembre offrirà sicuramente grandi emozioni.
Ci sono anche alcuni par 4 piuttosto lunghi come la 2, la 3, la 12 e la 16, ma sono general- mente giocati a favore di vento. Tuttavia qui, in Australia, il vento oltre che forte è anche volubile. È infatti unanimemente ritenuto che il tee shot più problematico, non solo fra quelli del “The Lakes” ma anche in tutto il New South Wales, sia quello alla 10: un potenziale incubo anche per i professionisti. È comunque un percorso difficile in tutta la sua lunghezza perché lo slope è elevato sia nel percorso da campionato (143), sia per gli uomini (133) e per le donne (131).
Il secondo gioiello di questo servizio è l’Elanora Golf & Country Club. Fu anch’esso costruito nel 1928 ma ha una storia completamente diversa. Il suo nome significa, in lingua aborigena, “casa presso il mare.” E questo è lo spirito del club, meno competitivo ma più accogliente, più familiare, anche se vi trovate dall’altra parte del mondo.
L’orizzonte del Mar di Tasmania è sempre presente in quasi tutte le sue buche perché il campo si trova sulle alture di Elanora, le colline che sovrastano le spiagge di North Norrabeen a meno di un’ora d’auto a nord di Sydney. Alle spalle invece si estende il vasto territorio del Garigal National Park e quindi non è difficile incontrare sui fairway dei timidi canguri, alla mattina presto o verso l’imbrunire.
L’incontro con questo club è stato un vero e proprio bagno di accoglienza “Aussie” nel più caloroso senso del termine. Il club conta circa 1.500 soci, di questi 800 sono golfisti e per la maggior parte praticanti. Possiede quattro campi da tennis e altri campi per giochi tipicamente inglesi, ma è il percorso di golf (par 72 di 5.888 metri) che ci ha veramente entusiasmato. Pur non essendo stato disegnato da grandi campioni, le sue 18 buche, completamente aggiornate nel 2004, si sono rivelate veramente interessanti e piacevoli da giocare.
Non è un caso se nelle classifiche risulta tra i primi 50 di tutta l’Australia. La fortuna di poter usufruire di notevoli riserve d’acqua gli consente di avere fairway non solo molto ampi ma curatissimi anche al termine delle ultime stagioni così siccitose.
Anche il primo taglio è facilmente giocabile ma se si finisce nel rough qui, come in tutti i campi australiani, è meglio droppare la palla onde evitare spiacevoli incontri. Lo slope per gli uomini è 126 e 122 quello per le donne. C’è quindi molta meno pressione nel gioco e i panorami dalle buche più in alto sono davvero magnifici. Proprio quelli che occorrono per concludere in bellezza un grande viaggio.
Tuttavia non tralasciate la clubhouse. Perché è stata recentemente rinnovata in grande stile, insieme al ristorante, e soprattutto perché è lì che la cordialità australiana potrebbe stupirvi ancora una volta.