Premio dell’Ufficio per il Turismo Sloveno “miglior servizio anno 1999“
Il Mondo del Golf n° 146 September 1999 Text & photo pages 74 – 81
All’estremo nord est del nostro Paese, pochi chilometri dopo il piccolo centro di Tarvisio, c’è il valico che porta lo stesso nome. In realtà si tratta di un dolce altopiano, non raggiunge i novecento metri di altezza sul mare, e separa le stretta val Canale dall’ampia Valle della Sava che, confluendo nel Danubio, getta le sue acque nel Mar Nero. Di qui passò la prima via romana che attraversava la catena alpina; da qui, per millenni, sono passati merci, viaggiatori e migrazioni d’interi popoli.
Questa è sempre stata una terra di passaggio e i segni sono evidenti anche nelle architetture delle case e dei villaggi, un misto di linee slave mitteleuropee accanto a quelle plastiche dei palazzi liberty del mondo asburgico. Le chiesette di campagna di un cattolicesimo radicato accanto alle linee tradizionali delle abitazioni rurali, che ancora si trovano nel vicino villaggio di Radovna.Non è semplice definire l’identità slovena che, tuttavia, è assolutamente genuina e forte. I Balcani, e tutto ciò che ne consegue, sono lontani anni luce da questa terra. È stata la lingua nazionale il fulcro della propria identità, ma è anche sempre stata presente la sensibilità per le lingue e le culture dei popoli occidentali limitrofi. Com’ebbe adire Milan Kundera: le fondamenta della patria slovena, come di quella ceca, poggiano innanzitutto sulla cultura e sulla poesia.La valle della Sava si stende pigramente verso est, ma proprio quiscendono i contrafforti delle profonde valli che si spingono a sud, prima di inerpicarsi verso le vette principali di uno splendido massiccio calcareo che offre paesaggi imponenti e una natura fantastica.
È proprio in questa parte della Slovenia che si trova uno dei suoi elementi di coesione e, al contempo, di grande bellezza: la “sua” montagna, il Monte Triglav. Detto anche Tricomo, è la montagna più alta delle Alpi Giulie (2.864 metri) con ghiacciai e nevi perenni. Il suo territorio incorpora gran parte delle Alpi Giulie slovene, è protetto dal parco nazionale omonimo e costituisce un patrimonio naturale di grandissimo valore, sia paesaggistico che biologico. Il parco si estende per quasi 84.000 ettari e offre rifugio a oltre 5.500 specie viventi. Anticamente le popolazioni locali credevano che il Dio Triglav,. il più importante tra tutti gli dei locali, avesse la sua dimora sulla cima della montagna. Le leggende e le tradizioni popolari legate a questo luogo sono numerose e non stupisce che la raffigurazione stilizzata di questo monte compaia proprio nella bandiera della Slovenia. Una leggenda ecologista ante litteram narra di un cacciatore avido e di uno stambecco dalle corna d’oro. La morale di questa favola a lieto fine è stata raccolta dal parco che non protegge solo il territorio, ma anche il valore simbolico del patrimonio naturale più caro agli sloveni.
La prima valle laterale, che s’incontra dopo il valico, è la via di comunicazione con la parte sud del parco stesso e da Kranjska Gora, la stazione sciistica sede di gare del campionato mondiale di sci, sale al passo di Vrsic. Più a est si apre la valle di Vrata che offre uno splendido colpo d’occhio sulla parete di nord est del Triglav. Ha lo spettacolare profilo a U delle valli glaciali e offre al visitatore attento due gioielli naturali: le cascate di Pericnik. La prima si raggiunge in pochi minuti per un facile sentiero ben segnalato che sale nel bosco, ma non bisogna lasciarsi abbacinare dalla sua bellezza: con un altro piccolo sforzo si può salire ancora a vedere la seconda che, sebbene più piccola, crea nelle giornate di sole un perenne arcobaleno.
Il parco non è tuttavia solo un luogo di pareti scoscese per esperti escursionisti: quasi tutta la parte est del suo territorio è occupata dalla splendida foresta di Pokljuka. È un vasto altopiano di quasi ventimila ettari che giace alle pendici del massiccio a un’altezza compresa tra i 1.200 e i 1.500 metri sul livello del mare. Le sue distese di conifere sono punteggiate da qualche pascolo e da alcune radure dove le torbiere lasciano crescere una vegetazione molto particolare. È attraversata da due strade asfaltate e da una miriade di stradine forestali che sono spesso chiuse alle automobili. Questo è un paradiso per gli appassionati delle mountain bike, ma è sconsigliabile avventurarsi nel labirinto di questo sistema viario senza una carta dettagliata del parco. Si può invece avere un colpo d’occhio spettacolare sulla foresta salendo sino al rifugio di Blejska Koca e, continuando sino alla cresta di Lipanski Vrh, si potrà ammirare una splendida visione aerea della valle di Krma.
Ai piedi dell’altopiano e appena fuori dei confìni del parco, ecco Bled con il suo lago e le sue magiche atmosfere. È il centro turistico più importante della zona ed è la base migliore per tutte le escursioni nelle valli, a nord e a est del parco. Il suo fascino è racchiuso nella dolcezza del clima e nella calma delle acque del suo lago. Gli alberghi più recenti e anche il casinò non hanno intaccato l’atmosfera di sobrietà mitteleuropea che l’ha contraddistinta sotto la casa d’ Asburgo. Verso la metà del secolo scorso, un medico igienista svizzero, Arnold Rikli, comprese le caratteristiche del luogo e le opportunità terapeutiche che offriva. Rikli rimase a Bled per mezzo secolo e si guadagnò la gratitudine dei suoi abitanti. Da allora, le acque termali sono state convogliate nelle strutture di alcuni alberghi e il luogo è divenuto un centro rinomato di turismo senza perdere il suo fascino.
Lo stesso maresciallo Tito, primo presidente della Repubblica jugoslava, utilizzava una splendida residenza sulle rive di questo lago, Vila Bled, per impressionare i capi di stato stranieri in visita al suo Paese. Di qui sono passati Nasser e Willy Brandt, Kruschev e il Pandit Nehru, ma anche scrittori celebri come Arthur Miller e Agata Christie. Vila Bled è ora un lussuoso Relais & Chateaux, ma è ancora sede d’incontri a livello internazionale. Intorno al lago vi sono altre piacevoli soste: il Grand Hotel conserva ancora il fascino asburgico, nell’aspetto esteriore come negli arredi interni, mentre il nuovo Park Hotel ha una magnifica piscina all’ultimo piano dalle cui vetrate si possono ammirare le splendide vette del Triglav e i boschi che le circondano.
È proprio il manto boscoso che può offrire ancora felici sorprese. Se durante l’estate si possono notare le diverse sfumature del verde, l’inizio dell’autunno trasforma il paesaggio in una tavolozza mozzafiato. Tutto il bosco di faggi, che sale dalle rive del lago sino alle distese sempreverdi di Pokljuka, si tinge di mille sfumature dei marroni e dei rossi. E in questo tripudio di colori si incastonano i contorni del campo da golf: Su un terrazzo naturale che si affaccia sulla valle della Sava, a due chilometri da Bled, il circolo ha ventisette buche e, nella stagione agonistica, ospita anche tornei internazionali. Lo scenario stupendo è quello dei Karawanke a nord, al confine con l’Austria, e del Triglav a ovest. Il clima è molto piacevole e consente di giocare dalla primavera sino all’autunno inoltrato: è aperto, tutti i giorni, da marzo a novembre.
Anche il gusto per la tavola rispecchia un misto d’influenze mitteleuropee e di sana tradizione contadina locale. Potreste scegliere la cucina rustica della Gostilna (locanda) Korosec nel piccolo villaggio di Koprivnik, all’interno della foresta di Pokljuka, e scoprire che tra le firme dell’albo d’oro c’è anche quella del principe Sadruddin Aga Khan. Oppure quella più elaborata del ristorante Lectar, poco distante da un interessantissimo Museo del Miele, a Radovlica, ed essere ugualmente sorpresi di fronte a tanta bontà; per i vini è sufficiente rammentare che la maggior parte della regione del “Collio” è slovena. Ma se Bled è il luogo dove farsi coccolare dall’ospitalità di prim’ordine dei suoi alberghi, le vere sorprese si trovano a pochi chilometri di distanza. A meno di cinque chilometri, nella valle di Radovna, c’è la sorgente di Lipnik, in realtà un vero torrente di acque limpidissime che sgorga dalle rocce alla base dell’altopiano.
Ancora più vicino si trova la gola diPokljuska Soteska. Fu scavata nelle rocce di calcare dalle impetuose acque che scesero dall’altopiano durante il disgelo dell’immenso ghiacciaio che ricopriva il massiccio. La gola ormai è asciutta, ma le rocce sono state scolpite in modi bizzarri e lasciano il posto a caverne che s’inoltrano nella roccia per sbucare poi inaspettatamente all’aperto, sotto le fronde degli alberi. Aggirando a sud il perimetro della foresta ci s’inoltra nella dolce valle di Bohinj sino ad arrivare all’omonimo lago. Sulla sua superficie a specchio si riflettono le montagne intorno, che offrono ancora altri gioielli a chi sa cercare: le gole di Ribnica e di Mostnica e, oltre il lago, la cascata di Savica.