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Le foto di Scanno

Montagna Oggi  July August 1999  Text & photo pages 44 – 45

Scanno è un piccolo centro della montagna abruzzese, ha una storia antica e tradizioni forti.. Si trova in una bella valle, e buona parte del suo territorio è compreso nel Parco Nazionale d’Abruzzo. La strada che la collega al fondovalle, si apre faticosamente la via attraverso le aspre gole della Valle del Sagittario che sono, a loro volta, un’oasi del WWF.

E’ difficile affibbiare una qualche etichetta a questo paese di montagna. Nei secoli passati ha vissuto momenti molto floridi, soprattutto per l’importante produzione di lana, ricavata dalle immense greggi che pascolavano su queste montagne. Il commercio della lana favorì contatti persino con la lontana Londra. Scanno è stato un, centro importante dello storico tragitto della transumanza mediterranea: qui venivano inoltre allevate pecore uniche, dal vello nero e di origine egizia. Inevitabilmente questa ricchezza favorì un certo benessere e la nascita di tradizioni autonome. L’artigianato orafo, tuttora di gran pregio, ne è un valido esempio ma non sono da meno la tradizione gastronomica e folcloristica. 

Per contro fu uno dei primi comuni italiani ad utilizzare l’energia elettrica e a costruire un campo da tennis. Nei primi anni ’50, questa fu una delle prime stazioni di sport invernali raggiungibile con un “treno della neve”. 

Eppure, l’immagine che di Scanno più facilmente si ricorda è quella legata alla tradizione. Anzi, una tradizione di costume: gli uomini con il mantello, i baffi a manubrio e, soprattutto, le donne nel loro costume tradizionale. Sempre nero o comunque molto scuro: semplice nelle famiglie di pastori, più ricco e complesso in quelle dei borghesi e dei nobili. Negli anni ’50 Henri Cartier-Bresson, il grande fotografo francese, realizzò un servizio memorabile in questo paese. Era l’immagine di una Italia che si lasciava dietro la guerra e tutto un mondo, di contadini e di pastori, dal futuro segnato; eppure ancora ben vivo in quelle immagini. 

Dopo le foto di Henry Cartier-Bresson, che resero famoso Scanno nel mondo, altri si cimentarono nell’impresa: Mario Giacomelli, Giulio Parmiani, Gianni Berengo Gardin, Giovanni Bucci, Pepi Merisio, Mario Cresci, Paolo Monti, Fulvio Roiter, Ferdinando Scianna. 

Negli anni il paese è cambiato, non molto per la verità, e questi reportage hanno documentato il tempo che passava, la vita che inesorabilmente scorreva, la forza delle tradizioni che non si è mai arresa. Se gli scannesi sono orgogliosi del proprio paese un po’ è merito anche di quest’attenzione artistica. Quello che per noi è una bella immagine, per loro è l’album di famiglia, la via di casa, o di quella dei propri nonni. Grazie a questa utile e non richiesta pubblicità, nel 1974 nacque il Premio Letterario Scanno, che ebbe risonanza internazionale, e nel 1981 prese l’avvio la Sezione di fotografia. Quale miglior viatico si poteva trovare, per convivere in un mondo dove la ‘visibilità’ è un elemento strategico e purtroppo, ha costi economici elevatissimi? 

Oggi il Premio è diventato “Scanno dei fotografi – Premio internazionale di Fotografia” e comprende un’intera settimana di mostre, dibattiti e workshop. Sono invitati fotografi italiani e stranieri. È organizzata nel mese di luglio ma ha un impatto che va ben oltre il tempo limitato dell’evento stesso. L’idea e quella di creare un punto d’incontro, fuori dai grandi interessi commerciali, dove si possa parlare di fotografia. L’obiettivo non è quello di spingere a confrontarsi con i “grandi” della fotografia. Non sarebbe possibile. Il paese, le persone immortalate da Cartier-Bresson non esistono più o sono diventate adulte. Le donne anziane portano ancora il loro costume tradizionale ma è impossibile cercare, oggi, le atmosfere degli anni ’50. 

Esiste invece il paese, vivo, con le sue prospettive ed i suoi scorci; con la sua voglia di continuare a farsi riprendere; in un gioco di specchi e di disponibilità a donarsi all’obiettivo del forestiero senza “posare”, sia che indossi gli abiti tradizionali che quelli moderni. È questa l’immagine che Scanno offre agli occhi dei professionisti chiamati a cimentarsi e che vedranno i visitatori della mostra. Gli scannesi non ‘subiscono’ l’intrusione dei fotografi, sia di quelli “grandi” che quelli “della domenica”, ma la vivono come un tacito accordo: tu riprendi un attimo della mia vita ed in cambio porti con te, nel tuo cuore e nel mondo, il ricordo del mio paese, lo farai conoscere ed amare. Ogni scatto è una goccia che cade in uno specchio d’acqua e, a poco a poco, allarga il suo cerchio, mentre il tempo passa.