Montagna Oggi September October 1998 Text & photo pages 45 – 46
Nel numero di marzo di questa rivista Valter Giuliano sottolineava la presenza, nelle Alpi e negli Appennini, di un complesso sistema di parchi nazionali e regionali. Purtroppo, almeno per la maggioranza delle persone e degli amministratori, questa ricchezza non viene percepita come una risorsa “strategica”. Il National Park System (il sistema dei parchi statunitensi) si rivela invece un classico esempio di come si possa dare significato al territorio e creare reddito da una pura offerta di “valori”.
Oltre trecento milioni di visitatori ogni anno: questa e l’affluenza che tutti insieme attraggono con le loro bellezze naturali e alcuni dei più importanti, come Yellowstone e Yosemite, si trovano proprio in regioni montuose. Il National Park System è un organismo ben collaudato che tutela le 367 aree protette sotto diverse forme, alcune delle quali destinate ad un utilizzo ‘ricreativo’ anche se con precisi limiti. Impiega 14.000 persone che diventano 22.000 nei mesi estivi con un bilancio complessivo di oltre due miliardi di dollari. Questi 3.500 e più miliardi di lire sono comunque ben poca cosa rispetto al reddito prodotto dai servizi; hotels, lodges, campeggi, negozi e ristoranti che vivono dentro e soprattutto nelle immediate vicinanze dei loro confini.
Nel ’91 chiesi sia a Joan Anzelmo che a Lisa T. Dapprich (rispettivamente public affairs manager dei parchi di Yellowstone e di Yosemite) quale fosse la loro maggior preoccupazione. Entrambe risposero: “l’eccesso di affluenza ed il timore, nel caso l’incremento dei turisti fosse restato costante, di dover ricorrere nei primi anni dopo il ‘duemila’ a strumenti drastici come il numero chiuso in certi periodi dell’anno”. Si sbagliarono ma per eccesso di prudenza. Già nel ’95 i visitatori furono oltre quattro milioni a Yosemite, oltre tre a Yellowstone dove, nell’agosto di quello stesso anno, si vietò l’ingresso a chi fosse sprovvisto di prenotazione per il pernottamento.
Se qualcuno pensa ai parchi americani come a dei grandi Disneyworld pieni di alberghi ricchi di comfort e distrazioni tipo Las Vegas sbaglia di grosso. Le strutture sono esigue in relazione all’estensione del territorio e appena ci si inoltra nella “wilderness” diventano drasticamente spartane: io stesso ho usufruito di aree di pernottamento il cui unico comfort consisteva in un’unica latrina ecologica. La filosofia di intervento e: “non toccare nulla”. I visitatori non giungono qui da tutto il mondo grazie ad effetti speciali hollywoodiani ma ad una corretta politica di comunicazione nel senso più compiuto del termine che affonda le sue radici sin dalla legge di fondazione dei parchi.,
Nel 1916 l’Organic Act, emanato dal Congresso degli Stati Uniti e firmato dal presidente Woodrow Wilson, sancì le regole di gestione del sistema di parchi nazionali. In esso si dichiara che lo scopo primario e far conoscere parchi e le bellezze naturali, culturali e storiche in essi contenuti. Oggi questo obiettivo e stato ampiamente raggiunto e ora la priorità e passata al punto successivo: regolamentare per conservare.
Il parco nazionale di Yosemite in California e, in questo senso, un caso emblematico. L’artefice principale della tutela di questo territorio grande quanto la Valle d’Aosta fu un americano di origini scozzesi: John Muir. Fu uno dei primi uomini bianchi a mettere piede in queste valli anche se ciò avvenne solo verso la fine del secolo scorso. Dovette combattere non poche battaglie per difendere questo patrimonio naturale, ma ebbe sin dall’inizio una felice intuizione: comprese che doveva comunicare a tutti i potenziali amici i suoi obiettivi. Dapprima organizzò conferenze e brevi soggiorni per alcuni simpatizzanti, poi coinvolse in questi campi improvvisati poeti, pittori e personalità politiche. In seguito fondò il Sierra Club, la principale associazione ambientalista americana, che oggi conta più di trecentomila soci: amanti della natura, appassionati escursionisti e custodi gelosi del patrimonio naturale californiano e americano. Da allora la carta vincente di questa ed altre organizzazioni statunitensi e stata la capacità di comunicare ideali e obiettivi e, attraverso il lobbying, di concretizzare progetti di tutela ambientale.
Benché la giurisdizione nel N.P.S. sia federale (al di sopra dei singoli stati) il “bene parco” è stato interiorizzato proprio dalle comunità locali. Guai a chi osasse attentare oggi all’integrità di Yosemite; la California insorgerebbe, gli abitanti di San Francisco si mobiliterebbero: giù le mani dal loro parco.