Rivista della Montagna n° 270 February 2004 Text & photo pages 52 – 58
Proprio al centro della Francia pulsa un cuore caldo che ha forgiato grandi montagne, una terra verde senza fine e il temperamento della sua gente. Le forme coniche colorate di verde, che si stagliano dietro alla figura nera della cattedrale di Clermont-Ferrand e contro l’orizzonte del cielo blu, hanno a tutta prima un ché di irreale ma sono inequivocabilmente vulcani: una distesa senza fine di vulcani.
Un simile paesaggio doveva essere protetto e, infatti, il Parco dei vulcani di Alvernia ne racchiude al suo interno oltre un centinaio e più di cento chilometri dividono il cono più settentrionale nella catena dei Puys dai dolci declivi del Cantal, uno dei più vecchi vulcani d’Europa, all’estremo sud del parco. Con la sua forma di pigna allungata e i suoi quattromila chilometri quadrati di superficie contiene al suo interno una grande varietà di ambienti naturali ed inoltre è amato dalle migliaia di francesi che vi abitano e lavorano, orgogliosi di essere auvergnats e di vivere nel “Parc des Volcans d’Auvergne”.
Andare alla sua scoperta è un viaggio nella memoria del tempo, infinito, degli eventi geologici e delle persone che hanno saputo adattare le loro vite alle forme di questa natura. Jean Anglade, uno dei patriarchi della letteratura alverniate, definiva così i suoi conterranei: “Testa fredda e cuore ardente”. Fin dai tempi della conquista romana delle Gallie queste genti hanno dimostrato un gran temperamento. Lo scoprì suo malgrado proprio Giulio Cesare che alle porte di Gergovia (vicino a Clermont-Ferrand) si prese una delle più sonore batoste della sua carriera militare. In questa terra sono nati Giscard d’Estaing e Pompidou, due presidenti della repubblica francese, ma anche Silvestro II il papa dell’anno mille che seppe imporre la “tregua di Dio” alla bellicosa feudalità del tempo, il filosofo Blaise Pascal e l’avventuroso La Fayette che ebbe un ruolo di rilievo sia nella rivoluzione americana, sia in quella francese.
Per queste ragioni e per gli spazi immensi, in cui si può camminare, siamo andati a scoprire l’anima di questa terra che é il cuore antico e genuino della Francia.
La geologia
Ad un primo sguardo non sembrerebbe vero che il Puy de Sancy (1885m), la vetta più alta del massiccio centrale, fosse un tempo un enorme edificio vulcanico. Le glaciazioni hanno scavato le tipiche grandi valli a forma di U. I torrenti hanno inciso profonde gole e creato salti d’acqua impressionanti come quello della Grande Cascade nella valle dove nasce la Dordogne. La fitta faggeta di fondovalle, gli abeti sui pendii più elevati e gli estesi pascoli oltre i 1300m dissimulano la vera natura della roccia sottostante.
Tuttavia, per quanto ricoperte da un manto verde assai rigoglioso, la natura vulcanica delle rocce traspare ovunque. Le forme geometriche della trachite rivelano immediatamente le proprie origini. “La caratteristica principale di queste valli – racconta Pierre Lavina geologo del parco – é che dopo l’ultima glaciazione, terminata dodicimila anni fa, stanno subendo un forte processo di erosione che scava attraverso i numerosi edifici vulcanici che si sono sovrapposti nel tempo”.
Circa sessantacinque milioni di anni fa, le prime fuoriuscite di lava basaltica si aprirono la strada attraverso uno dei graniti più vecchi di tutto il pianeta che costituiva la base su cui poggiava l’intera regione. “La storia vulcanica vera e propria – prosegue Lavina – iniziò circa undici milioni di anni fa nel Cantal, il massiccio più meridionale del parco e poi lentamente salì verso nord formando in successione l’altipiano del Cezalier, il massiccio del Mont Dore ed infine la catena dei Puys vicino a Clermont-Ferrand creando centinaia di vulcani. Nella zona centrale fu il massiccio di Mont Dore il primo ad iniziare la sua attività circa quattro milioni di anni fa. Poco più a nord, l’area che si trova tra il lago di Guery e la Roche Sanadoire si formò tra 2 e 2,5 milioni di anni or sono. Un po’ più a sud c’è il massiccio del Sancy, con la valle di Chaudefour, che era un piccolo strato-vulcano nel senso che sono presenti tutti gli strati vulcanici da due milioni a duecentomila di anni or sono”.
Ci sono anche le cosiddette “inversioni di rilievo”: colate di lava molto dura che solidificandosi nel fondovalle hanno costretto le acque ad erodere le rocce più tenere, ai lati della valle, sino a sopraelevarsi rispetto agli antichi rilievi. In questa regione ci sono vulcani di tutti i tipi e la loro storia è tutt’ora oggetto di studio.
L’edificio vulcanico del Cantal alto sino a tremila metri ma grande due volte quello dell’Etna (2700 kmq per 1000 km cubici di materiale prodotto) doveva essere veramente imponente e dovevano incutere timore ai cacciatori del neolitico i vulcani della catena dei Puys visto che gli ultimi (Montcineyre, Montchal, Pavin) si sono formati solo seimila anni fa.
Quella dei vulcani è una storia infinita che vive tutt’ora. La pietra di lava é un denominatore comune, dalle umili celle per stagionare i formaggi, alle grandi costruzioni che sfidano i secoli. A Volvic si trovano le cave da cui estrassero le pietre per la cattedrale di Clermont-Ferrand e per la Sainte Chapelle a Parigi. Altrove, le miniere ormai chiuse di fluorina, barite, piombo, antimonio e uranio fanno la felicità dei ricercatori di minerali.
Il paesaggio
La natura vulcanica ha creato una grande diversità di valli e di climi e perciò, lungo il cammino, si possono incontrare luoghi molto particolari.
Uno di questi è situato proprio ai piedi del Puy de Sancy, al centro del territorio del parco, dove si trova la riserva integrale di Chaudefour. Significa letteralmente “caldo come un forno” ma, nonostante il suo nome, è ricoperta da una folta vegetazione. Lo sbalzo termico giornaliero può raggiungere i 40° C (+20° il giorno , -20° la notte), le precipitazioni sono abbondanti ed i venti talvolta violentissimi. “Tutto ciò è dovuto alla posizione geografica del massiccio del Sancy – spiega Eric Vallé, direttore della riserva – che è il primo rilievo che i venti da nord-ovest incontrano nell’Europa continentale. L’accumulo di neve in inverno raggiunge i quattro metri anche a quote non elevate. Sul versante opposto i venti del sud, in primavera e autunno, creano invece un clima più mite. Anche il dislivello di circa settecento metri e le numerose sorgenti di acque calde che fuoriescono con temperature tra i 21° e i 25° C favoriscono la presenza di una grande varietà di specie vegetali e di habitat diversi”. Il fondovalle è a prato, poi il bosco di faggi occupa la parte mediana infine, in alto, si aprono le praterie alpine di ginestrino, brugo, soldanella ed euforbia d’Irlanda dove mufloni, camosci e caprioli trovano cibo in abbondanza. Circa a metà della valle si drizzano al cielo due Dyke: la “Cresta di Gallo” e il “Dente della Rancune”. Due getti di lava dell’antico vulcano che trecentomila anni or sono perforarono la roccia più tenera e che l’erosione ha successivamente liberato alla luce. Qui nidificano il falco pellegrino e la rondine delle rocce ma sono numerosi anche tassi ed ermellini.
Un altro luogo d’elezione per ammirare questa terra è il Puy de Dome che domina la pianura e la città di Clermont-Ferrand. Da qui, quando l’aria è tersa lo sguardo spazia sui monti del Sancy, del Cantal e su tutti gli oltre settanta coni vulcanici dei Puys. In alto, nel cielo, volteggiano il falco e il corvo imperiale e, quando c’è vento costante da ovest, le ali immense degli appassionati di parapendio che vengono sin qui anche da Parigi. Espace Volcan, la scuola di volo libero di Laschamps, é una delle più conosciute di Francia.
Nel sud invece passa un sentiero che affonda le sue radici nella storia stessa d’Europa. Di qui passava “Il Camino de Santiago” e il sentiero passa tutt’ora non lontano dalle bastionate rocciose che si aprono sotto i picchi del Puy Mary (1785) o del Plomb du Cantal (1855). L’andamento circolare di alcune di queste pareti lascia indovinare la grandiosità degli antichi crateri. Il profilo delle montagne digrada assai lentamente. Soltanto alcuni torrenti hanno scavato gole profonde dove il bosco si fa, se possibile, ancora più fitto.
Da qui all’altipiano del Cezalier è tutto un pascolo. Terra di animali e di camminatori perché, come racconta un vecchio pastore “dalla primavera all’autunno questo è un posto per chi ama vivere la natura. Molto spesso, camminando sull’altipiano, non si vede altro che la terra ed il cielo e c’est tout, ed è tutto”.
VULCANIA
Il parco è nato nel 1977, proprio nel periodo di grande esodo dalle aree montuose in Francia come nel resto d’Europa. Tuttavia, grazie alla sua attività di sostegno alle attività produttive legate allo “sviluppo sostenibile” ha saputo crearsi un forte consenso. Questo atteggiamento positivo si é verificato grazie al lavoro di informazione svolto sul territorio, agli aiuti alle comunità ed infine all’attività pedagogica fatta nelle scuole. L’elemento più importante é che tutto ciò che è stato fatto é frutto di concertazione con le componenti sociali, un dialogo permanente altrimenti “c’est fini”, è finita come dice Louis Galtier, il direttore del parco. Sono state create le riserve naturali di Chaudefour e quella delle torbiere della Godivelle, e tutelate le creste del Cantal mettendo in atto una serie di misure per concretizzare il piano europeo “Natura 2000”. L’idea è quella di lavorare con gruppi di comuni, che sono circa 150, per operare azioni omogenee immaginando il paesaggio di qui a vent’anni e invogliando le amministrazioni ad occuparsi dei problemi in modo integrato: soppressione delle discariche, pulizia del letto dei fiumi, taglio e rimboschimento effettuati con criteri naturali, tutela delle zone umide, gestione dei borghi e del turismo, piani paesaggistici. Si fa tutto insieme o non si fa niente. Il vantaggio è evidente: in cambio di tutto questo aiuto si può chiedere di rispettare l’ambiente. Il fatto più significativo è che in questi ultimi anni ben trentatré comuni hanno chiesto di entrare a farne parte. L’ultima creazione del parco è Vulcania, concepita come il Centro Europeo del Vulcanismo. Si tratta di una costruzione imponente che mitiga il suo impatto sul paesaggio essendo realizzata principalmente sottoterra. In realtà il visitatore è accompagnato in un viaggio verosimile nel cuore di un vulcano in cui l’elemento scientifico è illustrato da una scenografia molto suggestiva e accurata. L’obiettivo della visita è rendere umanamente comprensibile le immani forze che hanno plasmato il nostro pianeta e questa terra in particolare. Le grandi sale espositive e di proiezione cinematografica lo collocano tra i maggiori parchi tematici europei.
INVITO ALL’ESCURSIONISMO
Nel parco è possibile praticare molti sport all’aria aperta durante tutto l’anno: sci alpino e di fondo d’inverno; trekking, canoa, cavallo, parapendio, d’estate. Da maggio a giugno fioriture e farfalle offrono il meglio di sé e il verde intenso dei pascoli si punteggia di mille colori diversi. All’epoca delle migrazioni i bacini lacustri della riserva integrale della Godivelle sono eletti a luogo di sosta da aironi, cicogne, gru cenerine, cormorani, anatre ecc. Durante tutto l’anno in questa area sono avvistabili più di sessanta specie di uccelli tra cui la folaga, la gallinella d’acqua e l’albanella.
La rete di sentieri è lunga alcune migliaia di chilometri, è ottimamente segnalata e comprende itinerari d’importanza nazionale, sentieri di lunga percorrenza e anelli di una sola giornata. La GR 4 (Grande Randonnée) attraversa tutto il parco in senso Nord-Sud, il GR 441 fa il giro della Catena dei Puys (105 km con varianti da 2 a 5 gg), il GR 30 compie il “tour” dei laghi nel Sancy (188 km con varianti da 2 a 7 gg), il GR 400 è l’anello più meridionale nei vulcani del Cantal (135 km con varianti da 2 a 6 gg). Queste escursioni di più giorni e ad anello sono tutte attraversate dal GR 4 e dal GR 41, che ne è una variante regionale, consentendo agli escursionisti infiniti adattamenti alle esigenze personali. Le escursioni brevi sono alcune centinaia.
Per quanto le cime delle più alte montagne non superino i 2000 m è opportuno dotarsi di una buona attrezzatura e di abbigliamento da alta montagna. Le escursioni termiche possono essere molto violente e improvvise, in tutte le stagioni. I “Gîtes” spesso non dispongono di un servizio di ristorazione e pertanto è necessario provvedere personalmente ai pasti. Se l’Alvernia è una regione poco conosciuta dagli escursionisti italiani non lo è per i francesi, per cui è prudente prenotare con anticipo i vari spostamenti, soprattutto in luglio e agosto.