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I merletti di Pescocostanzo

Montagna Oggi  March April 1999  Text & photo pages 44 – 45

Pescocostanzo è un piccolo paese di mille abitanti situato alle pendici meridionali del gruppo della Maiella, in Abruzzo. Dieci anni fa un gruppo di giovani, di questo piccolo centro montano, partecipò ad un gioco in televisione organizzato da Canale5 e vinse trenta milioni. Avevano l’impegno di destinare i soldi della vincita ad uno scopo utile alla comunità cui appartenevano e decisero di scommettere sulla loro tradizione più antica e sentita: il merletto a tombolo.

La pratica di questa particolare arte si diffuse a Pescocostanzo nel XVI secolo in seguito agli scambi commerciali con Venezia e la Lombardia. Gli esperti dicono che sia evidente l’influenza di Burano e di Milano nei merletti, di particolare pregio, che qui vengono prodotti. Dalle abili mani delle giovinette e delle donne pescolane scaturirono per secoli abilissimi intrecci. Destinati inizialmente ai paramenti religiosi, in seguito ornarono le tavole ed i vestiti dei nobili e della ricca borghesia dei secoli passati: tramandati di generazione in generazione. Nel grande esodo degli ultimi decenni, tuttavia, questa tradizione rischiava di andare perduta. In pochi anni il paese perse due terzi della sua popolazione ed, inoltre, dovette chiudere anche la scuola di tombolo che aveva contribuito a mantenere viva questa attività. 

L’arte di intrecciare i sottilissimi fili ( solitamente di seta, lino o cotone) movendo abilmente i piccoli ‘fusi’ di legno rimase in vita, per quasi venti anni, unicamente nella memoria delle donne pescolane e nel loro amore per questi oggetti preziosi. Per scongiurare il pericolo di perdere buona parte di questo sapere artigianale, la scuola venne riaperta nel ’91. Un po’ per gioco, grazie ai fondi della vincita, e un po’ per amore, grazie ai fondi comunali stanziati dal sindaco di Pescocostanzo che credeva fortemente in questa iniziativa. 

Da allora la scuola ha contato più di trecento allieve; le iscritte nell’anno 98/99 sono una quarantina (18 “piccole” e oltre 20 adulte). Si tengono corsi parascolastici (dalla terza elementare alla terza media) e per adulti, aperti a chiunque dai venti anni in su. Se le bambine sono tutte di Pescocostanzo le allieve più grandi arrivano anche dai paesi vicini: Pietranzieri, Roccaraso, Sulmona. In estate si organizzano brevi corsi per villeggianti. Le lezioni durano circa due ore, si svolgono nel pomeriggio e consistono di parti sia teoriche che pratiche. 

Dopo aver imparato i rudimenti di questa arte, si passa alla realizzazione dei pizzi lavorando sui disegni. Da quest’anno la scuola rilascerà anche un attestato di frequenza e di abilità riconosciuto dalla Regione. Il compito affidato alla signora Carmela Faraglia, maestra di tombolo nonché responsabile della scuola e della mostra mercato, non è stato dei più semplici. L’inizio fu dedicato al recupero della sua esperienza e di quella di altre abili pescolane. Successivamente procedette alla codifica dei diversi schemi di lavorazione: le “Scede”. Queste ultime vennero poi strutturate in una specie di abbecedario utile alla didattica. 

Nel ’98 e stata realizzata infine la mostra mercato che ha sede nel Palazzo Fanzago e dove, accanto alle collezioni private di pizzi del secolo scorso, si possono vedere ed acquistare quelli prodotti attualmente. Presto, grazie ad una legge regionale, si attiverà un laboratorio che diventerà il riferimento permanente per tutte le donne che vorranno trarre un tornaconto economico dalla loro abilità. Lo scopo principale della mostra mercato e quello, infatti, di agevolare l’incontro diretto della produzione con gli acquirenti e svolge questa attività gratuitamente. Già oggi ci sono più di trenta artigiane che producono regolarmente e con soddisfazione per la mostrai mercato b per altri negozi del paese. Recentemente è iniziata la produzione di pizzi per bomboniere o di splendidi capi per abiti da sposa suggerendo, agli stilisti, inediti accostamenti. Occorre sottolineare come una iniziativa così articolata abbia significati e importanza, per una piccola comunità di montagna. 

Se ha ragione T.S. Eliot, quando dice che “una tradizione non si può ereditare e chi la vuole deve conquistarla con grande fatica”, allora questa iniziativa è un momento fondamentale nel recupero delle proprie radici da parte dei pescolesi. Questa scuola non è solo il motore di un’attività economica da aggiungere all’agricoltura, alla pastorizia, al lavoro nelle industrie più a valle, é innanzitutto un segno distintivo e profondo dell’identità degli abitanti di Pescocostanzo.