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I Lupi del Gevaudan

Montagna Oggi  May June 1998  Text & photo pages 44 – 45

Il villaggio di Sainte Lucie è situato su di un promontorio sopra la valle della Crueize. Si trova nella regione della Lozère che fa parte del più grande dipartimento della Linguadoca-Rossiglione nel midì francese. Le case datano del XVI secolo e rispettano l’architettura originaria con i muri spessi di granito (la roccia locale) ed i tetti anch’essi in pietra. Si può visitare la cappella, l’antico forno del villaggio e la vecchia scuola ora trasformata in un museo di storia locale.

Il sole è quello forte del sud della Francia ma l’altopiano su cui si trova, proprio a nord di Montpellier, è verdissimo. I pascoli e gli estesi boschi che lo ricoprono quasi interamente danno la sensazione di essere persi in mezzo alla natura,. La regione della Lozere è infatti la meno popolata di Francia con soli quattordici abitanti per chilometro quadrato: il suo centro più importante, Mende, ne conta dodicimila. A Sainte Lucie vivono solo tre famiglie ed oltre… cento trenta lupi. 

In questo paradiso verde Gerard Menatory, studioso e appassionato dei lupi, ha creato un santuario di quasi quaranta ettari dove questi animali vivono in semi libertà, protetti in un parco. Il Parco del Gevaudan (come si chiamano le colline dov’è situato) fu fondato trent’anni fa da Menatory. Nei suoi viaggi si imbatteva spesso in animali tenuti in cattività, esibiti in piccole gabbie e destinati ad una fine prematura. 

Trentacinque anni fa tornò a casa dalla Polonia con il suo primo lupo, acquistò un terreno e lo ospitò pensando un po’ ingenuamente di recuperare l’animale ad una vita naturale. Al suo lavoro si interessarono alcune fondazioni per la tutela degli animali ed anche l’amministrazione della regione. 

Nel 1985 una società mista di privati e della Regione Lozère acquistò un terreno di dieci ettari che venne ampliato di altri ventisette nel 1994. Nel frattempo arrivarono lupi di altre specie: del Canada, della Siberia e della Mongolia. Nel 1881 la Fondazione Brigitte Bardot per la protezione animale salvò in un colpo solo un’ottantina di cuccioli arrivati in Ungheria e destinati ad una brutta fine. Erano stati catturati in Mongolia e scambiati per un po’ di candele, di calzature e di altre suppellettili. Finirono qui ed il numero degli animali divenne importante. L’idea della riabilitazione e reintroduzione nell’ambiente naturale è stata accantonata. Nessuno dei paesi di origine li rivuole: di lupi ne hanno già abbastanza. Liberarli nella regione non avrebbe molto senso: che ci farebbe un lupo siberiano nel midì francese? Il parco si è così trasformato in un ospizio di lusso per dei lupi che altrimenti sarebbero morti in qualche zoo privato. Qui almeno hanno ricostruito la loro vita sociale che è ricca e complessa. Li si può vedere nel recinto vicino alla sede (con museo, sale, negozi e bar) o osservarli attraverso le telecamere a circuito chiuso dislocate all’interno del recinto più grande. 

In una regione dove la pastorizia è stata ed è tuttora una voce importante dell’economia locale i lupi hanno avuto sempre il ruolo del “cattivo”. La presenza di questa iniziativa ha modificato un po’ anche questo atteggiamento. Anche perché sono proprio i lupi che stanno rendendo famosa la Lozere: ogni anno ricevono 120.000 visitatori. Il business non è solo del parco: regali, oggetti, foto, videocassette, abbigliamento, cartoline e altro ancora. I visitatori sono ospitati in molti centri della regione. Un solo esempio: Aubrac, a quindici chilometri da Sainte Lucie, conta mille abitanti e ben cinque hotel per un totale di duecento posti letto. Tutta la Lozere ne beneficia e sia l’ente del turismo locale che gli albergatori ne sono ampiamente consapevoli. Non sono mancati i passaggi su Telé3, France2, sulla Cinq e alla radio, sono apparsi servizi su periodici e quotidiani. 

Il percorso di scoperta dei ‘media’ passa generalmente prima dal parco e poi arriva a scoprire la regione. Solo in un secondo momento si accorgono che la Lozère è un territorio naturale di grande bellezza e dagli orizzonti sconfinati. 

Che si può fare il bagno in tutti i corsi d’acqua perché questo è un centro idrografico (l’Allier ed altri fiumi nascono qui) e perché da tempo non ci sono più industrie che possano inquinare. Che poco distante vivono cervi e castori. Che d’estate si possono fare escursioni senza limiti e d’inverno si va con gli sci da fondo. Tutte queste cose le sanno i giornalisti di settore; gli altri, ovvero il novantacinque per cento, scoprono tutto questo solo in un secondo momento. 

Curioso epilogo per una regione in cui, negli anni ’50, venne ucciso l’ultimo lupo vissuto in territorio francese.