Golf e vini nel cuore dell’Europa

Golf & Tourism  April 2005  Text & photo pages 164 – 170

È sempre difficile fare confronti e tracciare dei paralleli tra città di paesi o continenti diversi e tuttavia ci sono alcuni tratti di Strasburgo che la rendono simile a Washington. La capitale degli Stati Uniti venne edificata dopo la sanguinosa guerra di secessione esattamente a cavallo tra il Maryland, stato dell’unione, e la Virginia che combatté a fianco dei confederati. La capitale dell’Alsazia invece nasceva a poca distanza dalle rive del Reno già al tempo dei romani ma francesi e tedeschi se la sono contesa per secoli. Era quindi logico che questa città venisse scelta per ospitare le istituzioni europee che furono il vero atto di riconciliazione dopo l’ultimo conflitto mondiale.

Come la capitale statunitense è, in coincidenza con le sedute del parlamento, una città caotica dove hotel e ristoranti fanno il tutto esaurito ma a differenza di quella, appena gli impegni europei sono terminati, Strasburgo conserva in sé tutto il fascino della storia millenaria che i suoi monumenti, il suo borgo medievale e la sua splendida cattedrale le conferiscono. Una visita alla “Petite France” è un rito a cui nessun turista può mancare. È il cuore antico della città con le vecchie case dei mugnai, dei conciatori e dei pescatori ancora in perfetto ordine. Si può fare a piedi o sui “bateau mouche” che scivolano lentamente lungo i canali che l’attraversano. Sulle loro sponde le caratteristiche case “a traliccio” e dai i tetti spioventi, destinati un tempo a fungere da granai o essiccatoi, sono rimaste pressoché intatte negli ultimi cinque secoli, meritando da tempo la tutela del patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Tuttavia la storia di questo crocevia europeo non è costituita solo da musei e antichi palazzi. Erasmo da Rotterdam diede il suo contributo alla stesura del primo statuto cittadino, Gutemberg vi inventò il procedimento di stampa e la sua Università ebbe Goethe tra i suoi migliori allievi. La sua odierna vitalità è espressa brillantemente non solo dalle attività delle Istituzioni Europee ma, soprattutto per il turista, dal “Festival des Deux Rives”. Organizzato insieme alla città tedesca di Kehl, inanella da aprile a ottobre una serie ininterrotta di circa mille appuntamenti di tutti i generi e per tutti i gusti: sulle due rive del Reno, naturalmente. 

C’è ancora una cosa che sicuramente distingue la capitale europea da quella statunitense, quello che i francesi definiscono “le bon vivre”: cucina regionale ottima, ristoranti di grande qualità, una tradizione nella produzione della birra che risale al 1260 e, soprattutto, i vini. L’Alsazia è terra d’elezione dei bianchi, Riesling, Gewurztraminer, Muscat, Tocai Pinot Grigio e Pinot di cui si produce anche il nero. È sufficiente fare qualche chilometro a sud di Strasburgo per avviarsi lungo la “Route des Vins d’Alsace”, che giunge fino a Mulhouse ma che ha nella cittadina di Colmar il suo centro principale. 

Più piccola e raccolta di Strasburgo, Colmar ha fatto del turismo la sua risorsa principale, offrendo un’ottima ospitalità e valorizzando il suo incantevole centro storico. Tuttavia è sulle colline che la lambiscono che si trova la sua vera ricchezza. 

Disposte sulle ultime propaggini dei Vosgi, che si innalzano dalla pianura del Reno, le vigne disegnano paesaggi geometrici di serena bellezza e il colpo d’occhio che si può avere su tutta la regione vale bene una salita al castello di Haut-Koenigsbourg. Tra morbidi pendii e filari di viti s’incastonano villaggi agresti che sembrano aver superato indenni secoli di modernizzazione. I più conosciuti e frequentati dai turisti sono sicuramente Ribeauvillé e Riquewihr, che meritano la loro fama, ma è sufficiente un qualsiasi cambiamento di strada, un semplice errore di direzione, per scoprire altri angoli meno conosciuti ma ugualmente tipici di questa regione, che ha fatto della tradizione uno stile di vita. 

Va detto che attorno a Strasburgo non ci sono così tanti campi da golf come accade in altre capitali europee. Tuttavia questa lieve manchevolezza è ampiamente compensata dall’eccellente qualità di alcuni che si trovano nelle sue immediate vicinanze. 

Del Golf Club Soufflenheim, quello più a nord rispetto alla città, si potrebbe dire semplicemente che è bello e difficile. Costruito su di un’estensione di 140 ettari permette di giocare in ampi spazi senza mai avere l’impressione di essere a contatto di gomito con gli altri giocatori. Disegnato dal tedesco Bernard Langer, che lo ha sapientemente inserito nel contesto naturale del bosco in cui si sviluppa, si gioca tutto sull’acqua. Solo due delle diciotto buche non presentano tale difficoltà e altri ostacoli naturali o alberi secolari, lasciati con dovizia lungo il percorso, lo rendono ulteriormente impegnativo. Gli specchi d’acqua tuttavia sono stati inseriti in modo da ricreare lo stesso paesaggio che, a poche centinaia di metri dal campo, le anse del Reno hanno creato in modo naturale. Non ci sono fonti di rumore a disturbare la quiete del gioco e vi abbondano gli animali: oche selvatiche, cigni, volpi e persino una cerva con i suoi piccoli. Fairway e green sono molto curati ed in ottime condizioni. Tra tutte, la buca più difficile è sicuramente la 6, un par 4 di 416 metri, la cui seconda metà è affiancata da un vasto specchio d’acqua che contorna quasi totalmente il green sul quale occorre arrivare con un preciso drop shot. Occorre aggiungere che il ristorante della club house è considerato uno dei migliori tra quelli dei golf club francesi. 

Più a sud, alle porte della città e proprio a breve distanza dal quartiere delle Istituzioni Europee, si trova il Golf de La Wantzenau . Anche in questo caso l’ampiezza del campo favorisce un gioco rilassato e l’acqua costituisce la maggior fonte di difficoltà. Disegnato da Jérémy Pern e da Jean Garaïalde ha nella buca 18 la sua maggiore difficoltà: un par quattro di 408 metri che fiancheggia un largo specchio d’acqua con un green efficacemente difeso da insidiosi bunkers. 

Di tutt’altra natura è il percorso del Kempferhof Golf Hotel, disegnato nel 1989 dall’americano Bob Von Hagge all’interno di un bosco secolare. Le parti più suggestive di questa vasta tenuta sono state lasciate intatte e regalano alcune prospettive veramente notevoli. Ricordano il classico parco all’inglese e conferiscono bellezza e carattere a questo magnifico campo. 

Immerso nella campagna è il rifugio di molti animali e il bosco, che ne contorna il limite esterno, ne garantisce la privacy. Il terreno è leggermente ondulato, con lievi elevazioni naturali e artificiali a cui sono stati aggiunti ben 12 specchi d’acqua. La quiete del luogo non deve tuttavia ingannare: si tratta di un campo impegnativo. I fairway sono ampi e perfettamente tenuti ma il rough non perdona: la palla che finisce nel folto sottobosco è praticamente persa. La buca più difficile e più bella è la 2, un par 5 di oltre 500 metri, in cui l’ostacolo d’acqua va superato con un buon drive di partenza. 

La club house è sontuosa e merita un discorso a parte. I maestri a disposizione sono preparati dalla David Leadbetter Golf Academy e l’hotel annesso offre uno standard elevato e un’ottima cucina: sono ben pochi i campi da gioco che possono permettersi, per direttore, un rinomato sommeiller autore di numerose guide. 

Molto più a sud, nei pressi di Colmar, si trova il Golf d’Ammerschwihr Trois-Epis. È un percorso di mezza montagna, con buoni dislivelli e numerosi ostacoli naturali le cui caratteristiche rispecchiano perfettamente il luogo in cui si trova. Le prime nove buche sono immerse nella foresta di abeti, che da qui risale le pendici dei Vosgi, mentre le seconde nove guardano il paesaggio aperto delle splendide vigne sottostanti. Non può competere con i precedenti per manutenzione e cura del campo, ma i green sono buoni e può costituire una valida alternativa di gioco rispetto ai campi di pianura.