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Club Alpini a stelle e strisce

Rassegna dell’associazionismo alpinistico di USA e Canada

Rivista della Montagna n° 192 September 1996  Text & photo pages 52 – 61

Gli Stati Uniti d’America e il Canada si estendono su un territorio così vasto che anche la nostra immaginazione ha difficoltà a rapportare i loro immensi spazi all’esperienza quotidiana di alpinisti italiani o europei. Fare raffronti tra paesi o culture diverse è spesso azzardato, ma l’alpinismo nordamericano sarebbe incomprensibile senza tener conto della conformazione geografica del Nuovo Mondo. 

I principali sistemi montuosi sono tre: Appalachi, Montagne Rocciose e, all’estremo ovest, Sierra Nevada e Cascades. 

Gli Appalachi si trovano a est, relativamente vicini all’oceano Atlantico, a una distanza dalla costa che varia dai 150 ai 400 chilometri. Iniziano a nord poco sopra il 46° parallelo (come dire Trento), nello stato del Maine, e si sviluppano in direzione sud ovest fino a spegnersi poco a nord di Atlanta, in Georgia (cioè ben più a sud di Lampedusa). Benché caldo nella parte meridionale, il clima oceanico è comunque umido e piovoso. Per questo i rilievi sono ricoperti da una folta vegetazione. Sebbene non giungano mai ad altezze elevate (massima altitudine il monte Washington, 1917 metri) offrono nella loro parte più settentrionale, a causa del clima freddo e delle abbondanti precipitazioni invernali, paesaggi dall’aspetto tipicamente nordico. Gli Appalachi si trovano in una zona densamente popolata: due terzi di tutta la popolazione vivono a meno di una giornata di viaggio in auto da questa catena montuosa, e quindi, benché non sia la più alpina è certamente la più frequentata Le Montagne Rocciose sono invece il tratto settentrionale della spina dorsale del continente americano, che inizia a nord in Alaska e, sviluppandosi sempre sul lato occidentale, termina a sud in Patagonia e Terra del Fuoco. Nel tratto canadese sono relativamente vicine all’oceano Pacifico, ma in territorio statunitense si allontanano fino a oltre 1000 chilometri dalla costa, attraversando quegli stati che costituirono la frontiera del vecchio West: Montana, Wyoming, Colorado, New Mexico.

Sono montagne bellissime perché geologicamente giovani. Lo scontro fra le zolle tettoniche dell’oceano Pacifico e del continente americano ha spinto in alto immense masse di granito, che spesso superano i 4000 metri; i loro profili sono appuntiti e spigolosi e alternano grandi bastionate verticali a cime strapiombanti su foreste di conifere. Ai loro piedi una miriade di laghi alpini punteggia le ampie valli che hanno quasi sempre la forma a “U” delle valli glaciali. Per l’alpinista europeo la loro magica attrattiva è costituita tuttavia dal fatto che si trovano nella parte meno popolata del continente nordamericano. Sono luoghi di estrema solitudine, con una natura pressoché intatta e vasti orizzonti entro cui l’occhio non vede segni di presenza umana. 

Un esempio di questa situazione è lo stato del Wyoming, dove c’è il Parco di Yellowstone, grande quasi quanto l’Italia, ma con una popolazione di appena 400mila abitanti. 

Sulle difficoltà che queste montagne presentano agli alpinisti non si possono fare generalizzazioni, poiché oltre alle diverse conformazioni geologiche esse si distendono su una linea che va, cercando di tradurre in termini europei, dalle latitudini di Oslo in Norvegia a quelle di Creta in Grecia. Il clima, continentale o oceanico, è comunque molto freddo. Così freddo che in una regione intermedia della catena come quella del Glacier national park del Montana, la stagione utile alle escursioni è ridotta a soli tre mesi. 

L’ultimo sistema di montagne si trova a ridosso della costa oceanica del Pacifico, dalla quale raramente si discosta per più di 300 chilometri. E costituito dalle due catene della Sierra Nevada, che si sviluppa per quasi tutta la lunghezza della California, e dalla catena Cascades Range che dal nord della California sale, attraverso gli stati dell’Oregon e di Washington, fino alla British Columbia canadese. 

Per quanto vi siano numerose vette che superano i 4000 metri e non manchino ascensioni molto impegnative, la struttura di queste catene è meno verticale delle Montagne Rocciose. Un esempio evidente si trova nel famoso Parco nazionale di Yosemite, dove a breve distanza dalle vertiginose placconate di EI Capitan si trovano gli alti pascoli di Tuolumne, poco sotto alle cime gobbose dell’Alta Sierra. Anche per queste catene montuose valgono le considerazioni climatiche relative alle Montagne Rocciose, poiché, sebbene ci siano temperature mediamente meno rigide, ricevono una quantità maggiore di precipitazioni, dovute alla vicinanza dell’oceano Pacifico. 

Questi brevi cenni geografici sulla natura dei rilievi nordamericani sono necessari per comprendere la natura dell’alpinismo negli Stati Uniti. Esso si è sviluppato in modo molto diverso dal modello europeo e si possono individuare le cause di questa diversità in tre principali fattori. 

Il primo dei tre sistemi appena accennati, gli Appalachi, non può essere considerato come un vero e proprio sistema alpino, anche se per la sua accessibilità è sicuramente il più frequentato e il più amato dagli escursionisti. L’organismo che qui raccoglie le maggiori adesioni è infatti l’Appalachian Trail Conference, che con i suoi oltre 25mila iscritti è la più vasta, conosciuta e autorevole organizzazione escursionistica dell’est degli Usa. 

In secondo luogo i due sistemi montuosi dell’ovest hanno tutte le caratteristiche che noi europei riteniamo necessarie per la pratica dell’alpinismo, ma si trovano lontano dalle aree abitate e occupano soltanto otto dei più di cinquanta stati dell’Unione. Infine, lo spirito di libera iniziativa degli americani tende a sviluppare associazioni che soddisfino i bisogni là dove emergono, senza necessariamente centralizzare le iniziative, anche se di rilevante importanza. 

Si sono così sviluppate molte associazioni alpinistiche, soprattutto negli stati dell’ovest, e ognuna ha una propria identità. Lo stesso Club alpino americano non ha mai avuto ne lo scopo ne la tentazione di coordinare tutte queste attività. 

THE AMERICAN ALPINE CLUB 

Al numero 113 della 90a strada nel1’East Side, quasi dietro al Museo Guggenheim, in una delle più belle e ricche strade di Manhattan, si trova la sede del club. Occupa i due piani di un grazioso e piccolo edificio in stile inglese che, come spesso accade a New York, è rimasto incassato tra due edifici molto più alti di lui. Da qui è comunque possibile intravedere il luccichio del non lontano East River e sentire, quando la brezza è favorevole, il profumo del mare. 

Al primo piano si trova il grande ufficio di lavoro, al secondo la biblioteca che conta alcune migliaia di libri, nella quale una bibliotecaria che ricorda vagamente la zia Polly di Tom Sawyer ci illustra con estrema gentilezza ogni sezione. 

È tuttavia Jeanne Marie Gilbert, che si occupa dell’attività editoriale del club, a delineare le principali caratteristiche del Club alpino americano, che sembrerebbe un’associazione analoga al nostro CAI e più o meno agli altri club alpini europei. Invece è completamente diversa per struttura e organizzazione. Fondato nel 1902, conta oggi poco meno di 2000 iscritti, per la maggior parte alpinisti esperti. Il club è sempre stato elitario, sin dal principio della sua vita sociale. 

Si possono associare solo tre categorie di persone: coloro che hanno compiuto ascensioni degne di considerazione a parere del Comitato dei soci, coloro che hanno compiuto esplorazioni nell’Artico o nel continente Antartico e, da ultimi, sebbene sia una parte rilevante, coloro che si sono particolarmente distinti nel promuovere la conoscenza della montagna con il loro lavoro o le loro opere negli ambiti della scienza, della letteratura e dell’arte. Soltanto recentemente è stata costituita una nuova associazione affiliata al club, a cui si aderisce sulla base di modeste quote annuali e senza specifiche capacità tecniche». Con questa iniziativa il presidente Glenn E. Porzak, che ha sollecitato una forte campagna di espansione, spera di arrivare a 30mila iscritti, che contribuiscano ad alleviare il bilancio sociale dalle spese per i diritti di accesso ad aree alpinistiche. «L’ attività principale del club è quella di organizzare, patrocinare, cercare sponsorizzazioni o prestare fondi per spedizioni al di fuori del territorio nazionale» ci dice Porzak «Negli ultimi quindici anni sono stati erogati fondi a circa 350 spedizioni e sono stati aiutati centinaia di singoli alpinisti americani impegnati in spedizioni organizzate da altre nazioni». Le sponsorizzazioni private delle spedizioni alpinistiche del Club Alpino Americano sono deducibili dalle tasse, e ciò è certamente un incentivo a scegliere l’alpinismo come veicolo di promozione. Un vantaggio che ha i suoi risvolti negativi in quanto non ha mai permesso all’associazione di influire su leggi o progetti governativi relativi alla gestione dell’ambiente. L’IRS (ovvero il Ministero delle Finanze statunitense) toglierebbe probabilmente al club lo status di associazione senza scopo di lucro e quindi tutte le agevolazioni relative.

La sensibilità del club rispetto ai problemi ambientali risale alla metà degli anni Settanta, ma i limiti sono evidenti; soprattutto rispetto alle associazioni dell’Ovest e in particolar modo al Sierra Club, che è l’associazione escursionistica più amata e rispettata dagli americani. 

THE APPALACHIAN MOUNTAIN CLUB 

Ha sede in Boston, nello Stato del Massachussets, e ovviamente aggrega gli alpinisti e svolge la sua attività principalmente nel nord est degli Stati Uniti. “I nostri soci sono escursionisti, naturalisti, kayakisti, canoisti, fotografi, sciatori, birdwatchers, ciclisti, campeggiatori, costruttori e tracciatori di sentieri”. 

Così si auto definisce il club più grande e importante della costa orientale. Per questa associazione, come per tutte le altre che in America si occupano di alpinismo ma che trovano la loro ragio­ne d’essere nell’adesione popolare e nell’attività rivolta al più vasto pubblico, l’aspetto più importante e sottolineato è la possibilità di vivere il proprio tempo libero “outdoor” ovvero all’aria aperta immersi nella natura. 

Infatti nel presentarsi al pubblico il club sottolinea che l’AMC è un’organizzazione diversificata di 35.000 membri dedicata a proteggere le montagne, boschi, i fiumi e i territori “wilderness” usati dai soci stessi per il proprio piacere. In questo senso non si rivolge esclusivamente agli alpinisti bensì a tutti coloro che in montagna trovano svago nel loro tempo libero. 

Il loro giornale interno “Appalachian bulletin” riflette ampiamente questo particolare feeling con la natura poiché la parte dedicata all’attività di conservazione dell’ambiente naturale è rilevante. Sono numerosi anche i workshop dedicati ad aspetti naturalistici. 

Recentemente il club ha anche dimostrato grande attenzione agli handicappati, principalmente ai disabili fisici, ed ha organizza­to escursioni che potessero permettere anche a questi amici meno fortunati un contatto più diretto con la natura. Gli incontri e le escursioni proposte dalle varie sezioni locali sono innumerevoli e soddisfano gli interessi più vari. Dalla proiezione di diapositive di viaggio alle escursioni più semplici da un rifugio all’altro nei Catskill, dallo sci alpinismo invernale nel parco di Yellowstone al trekking in Nepal, nel Caucaso, in Austria o alle Spitzbergen. 

L’associazione gestisce direttamente anche una serie di rifugi lungo la parte settentrionale della catena degli Appalachi per i quali i soci usufruiscono di considerevoli sconti (dal 15% al 35%) su tariffe che comunque non si discostano molto da quelle praticate in Italia o più in generale in Europa. 

Presso la sua sede di Boston il club ha una fornitissima libreria e ogni anno non mancano nuove uscite realizzate o promosse dal club stesso: nel solo catalogo 1991 contiamo ben quaranta titoli di libri, guide e saggi sui più vari argomenti legati al mondo della montagna. Anche le mappe edite dal club sono numerose ed estremamente curate. 

Chi desiderasse effettuare escursioni in questa parte degli Stati Uniti farà sicuramente una cosa saggia nel contattare questa ultracentenaria associazione la cui tassa di iscrizione si limita a 40$ annui e la cui esperienza ed attività è al di sopra di ogni dubbio. 

THE COLORADO MOUNTAIN CLUB 

Fu fondato a Denver, Colorado appunto, nel 1912 da 25 soci fondatori e oggi conta più di settemila tesserati suddivisi nei diver­si gruppi di Aspen, Boulder, Colorado Springs, Crested Butte, Denver, Durango, Estes Park, Fort Collins, Glenwood Springs, Grand Junction, Greeley, Longmont, Loveland e Pueblo. Si tratta del primo club alpino fondato nella regione delle Montagne Rocciose e, sebbene non sia tra i più grandi, ha l’enorme vantaggio di avere delle bellissime montagne a portata di mano. 

L’attività sociale è intensa e si estende ben oltre le competenze dell’alpinismo. Informalmente i soci si trovano per ballare, organizzano tornei di pallavolo, picnic e altro ancora. Non per questo la scuola di alpinismo è trascurata, vi sono infatti corsi di wilderness trekking e di wilderness survival, di elementi di alpinismo, corsi di arrampicata sia per principianti che per esperti, tecniche di arrampicata su ghiaccio, di soccorso in caso di valanghe, di sci nordico, di telemark, di campeggio invernale ed altro ancora. Tutti i mezzi sono buoni per trascorrere il proprio tempo libero in montagna, dalle escursioni a piedi a quelle in bicicletta o a cavallo, dalla discesa dei torrenti su gommoni alle canoe, dalle racchette da neve ai pattini da ghiaccio, dagli sci ai ramponi, anche su cascate di ghiaccio. I vari gruppi che compongono il club organizzano circa 2300 uscite annuali di cui 900 in inverno e le restanti in estate. 

Anche il club del Colorado gestisce alcuni rifugi che sono aperti tutto l’anno ed ha pubblicato diversi libri e guide; ne contiamo circa una sessantina in catalogo. Per chi volesse avventurarsi in queste magnifiche montagne consigliamo tra gli altri “Guide to the Colorado Mountains” e “Condensed Guide to the Colorado 14ers (oltre 4000 m slm.) di Robert Ormes editi dal Club stesso. 

Per chi non è dello stato del Colorado e per tutti gli stranieri che vogliono associarsi il Club ha una speciale sezione chiamata “Amici del Colorado”, associarsi ad essa può essere il primo passo per avvicinarsi a questa bellissima area degli Stati Uniti. 

Come tutti gli altri club organizza spedizioni all’estero ma trae forza sicuramente dalle sue proprie montagne per le quali promuove azioni di conservazione dell’ambiente naturale, di protezione delle aree di wilderness, di controllo sulla gestione del patrimonio forestale ed idrico e di regolamentazione dell’accesso ai territori di proprietà dello stato, assumendo in tal modo un ruolo sociale di assoluta importanza. Ha avuto un peso determinante anche nella costruzione del Continental Divide Trail, un sentiero che percorre in senso longitudinale tutta la catena delle Montagne Rocciose, e del Colorado Trail considerato di importanza nazionale. 

MAZAMAS 

Mazama è il nome di una particolare capra di montagna che vive sulle montagne nell’ovest degli Stati Uniti. Questo gruppo ha sede infatti a Portland nell’Oregon che, insieme alla California e allo stato di Washington, costituisce la roccaforte di tutti i gruppi ambientalisti americani che qui, prima che altrove, hanno avuto inizio. 

Chi avesse l’avventura di viaggiare per questa parte degli Stati Uniti non avrebbe difficoltà a comprendere perché proprio qui siano nate le prime associazioni ambientaliste del mondo. Dopo aver viaggiato per migliaia di miglia attraverso le sconfinate pianure attraversate dal Mississippi e dal Missouri i primi pionieri che arrivarono in queste terre si ritrovarono a contatto con la bellezza aspra e forte di queste affascinanti montagne. E decisero che esse non avrebbero dovuto subire lo scempio che era stato perpetrato nelle terre dell’est, a causa dello sfruttamento agricolo, o il gratuito massacro di centinaia di migliaia di bisonti, per affrettare la conquista dei territori indiani, come era avvenuto nelle grandi pianure centrali. 

In qualche modo tuttavia l’esempio dei pellirosse, che da secoli vivevano in queste terre in uno spirito di convivenza armonica con la natura, ebbe alla fine il sopravvento e chiunque si avventuri per queste montagne non può che essere felice di questo epilogo. 

Il Club Mazamas fu fondato nel 1894 sulla cima del Monte Hood e già nel suo atto costitutivo gli scopi del club sono: “l’esplorazione delle montagne, la diffusione di informazioni scientifiche autorevoli, incoraggiare la conservazione delle foreste e ogni altro elemento del paesaggio montano nella sua naturale bellezza. Chiunque sia salito sulla sommità di una montagna sulle cui pendici giace un ghiacciaio perenne è idoneo all’associazione.”. 

La sua sede si trova in un grazioso quartiere semiperiferico della città dove edifici e villette si mimetizzano nel verde degli alberi e occupa il primo piano di un loft adibito ad uffici e rimesso a nuovo. Sul portone di ingresso spicca il simpatico simbolo dell’associazione. Un efficiente ufficio completamente informatizzato, un’aula/sala di cento posti a sedere ed una biblioteca al piano superiore completano una sede sobria ma accogliente. 

“L’ampiezza dei nostri programmi si sta estendendo – ci dice Marcia Siblerud, office manager e unica dipendente di un’associazione che sviluppa tutte le sue attività grazie ad un attivo volontariato – praticamente il Club organizza escursioni a cui può partecipare sia chi è socio che chi non lo è. Ci sono tre livelli di istruzione a cui si aggiungono alcuni speciali seminari come ad esempio l’arrampicata su ghiaccio, il soccorso in caso di valanghe sull’organizzazione di spedizioni e così via; nel passato furono fatti con gli sherpa. Fortunatamente non essendo noi un’impresa dedita al profitto non abbiamo l’obbligo di stipulare nessuna particolare assicurazione per le nostre attività. Io credo che questo spirito di volontariato sia apprezzato e rispettato da chi arrampica con noi e, grazie alla nostra esperienza, non abbiamo mai avuto perdite di vite umane in tutti questi anni di attività. 

Insegnamo tutte le tecniche di salita: Le lezioni teoriche hanno luogo qui, in sede, e le classi hanno mediamente settanta allievi. I corsi base per esempio sono strutturati con sei conferenze e tre uscite in montagna, nelle Cascades in Washington, nel nostro Timberland Lodge o al Smith Rock che non è lontano da qui. 

I livelli medio ed avanzato si svolgono per lo più nel nostro Stato, le classi vengono organizzate in autunno e svolgono una serie di otto o dieci lezioni alternate da altrettante uscite in montagna. In inverno, per esempio, imparano a scavare un rifugio nella neve e a passarvi una notte dentro, apprendono le tecniche di salvataggio in caso di valanghe e iniziano, ad un livello medio, l’arrampicata su ghiaccio. Qualche volta, anche se non tutti gli anni, ci sono seminari per l’arrampicata su cascate di ghiaccio. D’estate invece le escursioni sono più classiche e adatte a tutte le capacità. Tra estive ed invernali sono circa trecento. 

Le nostre uscite avvengono principalmente nelle Cascades e in tutte le cime fino a Nashasta nelle North Cascades ma anche nei Tetons, nel parco di Yosemite per l’arrampicata su roccia e talvolta anche in Europa. Anche il Club “The Nountaineers”, nello Stato di Washington, svolge corsi seri come i nostri. È molto simile a noi ma è molto più grande: noi abbiamo 2700 soci. Ci sono alcuni altri club in Oregon ma non abbiamo nessun rapporto con loro così come non ne abbiamo alcuno con il Club Alpino Americano e tutte le nostre attività sono realizzate grazie al volontariato e all’esperienza delle nostre guide. 

In effetti un club può organizzare tante escursioni quante guide ha a disposizione e accade spesso che chi ha superato con successo il corso più avanzato si dedichi all’insegnamento e passi ad altri, in termini umani e di esperienza, ciò che ha appreso nel suo training. I nostri corsi più avanzati co­stano soltanto 75 dollari, cioè niente, proprio perché tutto il tempo dedicato dalle nostre guide è volontariato. Questa è anche l’essenza della nostra organizzazione poiché ciò che lega tutti i membri della nostra associazione, allievi e guide, è questo senso di amicizia e di comune passione per la montagna. 

Abbiamo un rifugio sulle pendici del monte Hood ma uno dei nostri primi impegni è quello di rispettare l’ambiente naturale. Nelle aree di wilderness dell’Oregon esiste il limite massimo di dodici persone per comitiva di escursionisti, inoltre nelle aree di Mt. Jefferson e delle “Sisters” occorre un speciale permesso e ben presto sarà introdotto il contingentamento degli ingressi. In ogni caso il nostro Club limita comunque le dimensioni delle comitive ad un massimo di venti persone. Nelle uscite di arrampicata su roccia il limite scende ulteriormente e soltanto nelle escursioni più facili il numero può arrivare a venticinque. Vi è anche un accordo tra le nostre sezioni e le altre organizzazioni alpine per non effettuare escursioni contemporaneamente nella stessa area, sia per minimizzare l’impatto ambientale, sia per favorire un contatto il più possibile personale ed intimo con la montagna ad ogni alpinista e noi crediamo che questa sia un’esigenza sentita dalla maggior parte delle persone.

Esiste un grande rispetto da parte di tutta la comunità per il nostro club, per la nostra attività quasi centenaria a favore della montagna, per il nostro senso di responsabilità e il nostro insegnamento ad arrampicare responsabilmente. Per tutti questi motivi anche il Forest Service ed altri dipartimenti governativi ci interpellano su questioni di protezione ambientale e talvolta lavoriamo insieme. Sicuramente in Oregon siamo degli ottimi rappresentanti dell’attività alpinistica.” 

THE MOUNTAINEERS 

Come già accennato dalla nostra amica dei Mazamas il club dei Mountaineers, che ha sede a Seattle nello Stato di Washington, conta ben 12.000 soci ed è, dopo il Sierra Club e l’Appalachian Mountain Club, la terza organizzazione di “outdoor” (letteralmente “fuori porta”, ovvero nella natura) come lei stessa si definisce. Infatti nonostante il nome indichi una vocazione prettamente alpinistica già nel suo atto costitutivo del 1906 lo scopo dell’associazione viene indicato nell’ “esplorazione, lo studio, la conservazione ed il godimento delle bellezze naturali del Nordovest”. 

Le attività svolte sono infatti quanto di più vasto si possa intendere come attività del tempo libero svolte all’aria aperta. Oltre a tutte quelle che finora abbiamo elencato per le altre associazioni alpinistiche i Mountaineers organizzano infatti gite in bicicletta, occasioni di danza folk, attività per singles, escursioni in kayak sul mare, scambi internazionali, attività per giovani e famiglie, per anziani e pensionati, vela, fotografia e naturalismo. Le occasioni di incontro e le escursioni in programma sono pertanto diverse centinaia. 

Questa grande varietà non deve far sottovalutare l’esperienza e la serietà nel settore specifico dell’attività alpinistica. La biblioteca della sede di Seattle conta più di tremila titoli sui temi della montagna e della protezione ambientale. La stessa associazione vanta una vasta attività editoriale con più di duecento diverse pubblicazioni elencate in un elegante e completo catalogo. 

Grazie all’attività di così numerosi soci il Club conta ora diversi rifugi in tutto lo Stato ed è grazie alla sua opera di pressione sugli enti governativi che sono stati creati due bellissimi parchi naturali: l’Olimpic National Park nel 1930 e l’Alpine Lakes Wilderness nel 1970. 

IOWA MOUNTAINEERS 

La voglia di alpinismo è variamente diffusa negli Stati Uniti anche in aree in cui non trovereste una montagna degna di tale nome neanche pagandola a peso d’oro. Lo Iowa appunto. Il club fu fondato nel 1940 da John ed Ede Ebert ed oggi è presieduto dal loro figlio Jim fotografo e cineoperatore professionista. 

Attualmente conta circa mille soci e anche se l’attività è decisamente inferiore a quella dei club già menzionati non manca la varietà. Dal Grand Canyon a al deserto dello Utah, dalle Montagne Rocciose dell’Idaho a quelle del Canada. 

L’unico problema per loro é costituito dalla lontananza dai luoghi di escursione per cui sono costretti ad effettuare anche a due o tre giorni di viaggio in auto, ma la passione, evidentemente, non manca. 

EXUM MOUNTAIN GUIDES 

Non si tratta di un club come i precedenti ma della prima e più prestigiosa scuola di alpinismo sorta negli Stati Uniti nel 1931 e che non potevamo tralasciare in questo viaggio nell’alpinismo nordamericano. 

La sua sede si trova non lontano da Jackson Hole, una simpatica località turistica in stile vecchio west nella parte nord-occidentale del Wyoming nel Parco Nazionale dei Grand Tetons (il nome di questa catena di montagne significa esattamente ciò che state immaginando), poco a sud del più famoso Parco Nazionale di Yellowstone. 

In circa ottanta chilometri di estensione nord-sud questa incredibile bastionata di granito si eleva più volte oltre i quattromila metri, innalzandosi d’improvviso da un altopiano solo lievissimamente, ondulato dove praterie e boschi di conifere si alternano senza soluzione di continuità sino all’orizzonte. 

La sede dell’associazione si trova in una di quelle tipiche case di tronchi che punteggiano qua e là queste terre di pionieri, in riva al Jenny Lake. L’aspetto ruvido e dimesso non deve trarre in inganno poiché le guide di questa scuola hanno salito le vette più alte di tutti i continenti, Antartide compresa. 

CANADIAN ALPINE CLUB 

Non potevamo certamente escludere dal nostro viaggio nell’alpinismo americano il Club Alpino Canadese che, come ci conferma Doug McConnery marketing manager del club, è una organizzazione molto simile ai club alpini europei. Ha sede in Banff, nell’omonimo parco nazionale, nello Stato dell’ Alberta non molti chilometri a nord ovest di Calgary. 

“Questa è la sede nazionale ma ci sono altre dieci sezioni sparse su tutto il Canada. Ognuna manda un suo rappresentante al consiglio direttivo, per la maggior parte sono guide, che è composto da un presidente, sei vicepresidenti ed un segretario del tesoro che dirige anche il volontariato. Non abbiamo guide che lavorano strettamente per il nostro club, molte di loro lavorano per diverse persone. Qui in Banff ci sono circa 190 guide associate all’U.I.A.A. e chiediamo il loro servizio quando ci è necessario. Abbiamo diciassette rifugi, qui in Banff, in Jasper e nella British Columbia, sia su aree private che di proprietà governativa e spesso in estate sono molto affollati. 

Stiamo tentando di pubblicizzare i più lontani e quindi meno conosciuti poiché l’attuale tendenza nella gestione delle aree protette non consente di costruire altri rifugi né di ingrandire quelli esistenti. Cerchiamo così di utilizzare al meglio le strutture esistenti attraverso un sistema di prenotazioni e di informazione che consenta un utilizzo equilibrato di tutte le strutture, anche quelle più remote. Non prenotiamo mai più del lecito poiché vogliamo garantire a tutti il massimo comfort. I nostri soci sono 3500, per la maggior parte canadesi, il 20% tuttavia sono statunitensi ed alcuni anche europei. Questo perché le nostre attività sono esclusivamente rivolte ai soci, sia per problemi di assicurazione che per sostenere il Club che si finanzia esclusivamente con le sue risorse. In cambio i membri godono di tutta una serie di sconti su rifugi, pubblicazioni ed altro che rendono conveniente l’associazione per chi ama la montagna. In questo siamo molto diversi dal Club Alpino americano poiché abbiamo un’attività rivolta al più vasto pubblico possibile. Anche noi, talvolta, organizziamo spedizioni in Himalaya ma non abbiamo grandi risorse e preferiamo investire nelle attività rivolte ai nostri soci. 

Proprio in questi ultimi tre anni abbiamo organizzato dei campeggi per l’arrampicata, per l’escursionismo, altri ancora per famiglie, ed infine un numero crescente di corsi introduttivi all’alpinismo. Anche se la maggior parte del nostro personale è composto da guide organizziamo anche attività di semplice escursionismo.” 

Ciò che più colpisce di questa come delle altre associazioni di cui si è già parlato è la continua e costante attenzione al fattore ambientale. Sia perché la minaccia di uno sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali è sempre in agguato ma soprattutto perché un comportamento corretto è frutto di una corretta educazione. 

Non v’è pubblicazione, opuscolo, rivista o bollettino interno che non sia costantemente attento a rammentare le regole per un corretto comportamento nel rispetto della natura. Nonostante il livello di informazione e di sensibilizzazione alle tematiche ambientali della popolazione nordamericana sia già estremamente elevato, l’attenzione che questi club rivolgono alla formazione delle nuove generazioni è così assidua che nulla di quanto fatto dalle analoghe associazioni italiane può essere seriamente paragonato alle loro attività. 

Per chi volesse avventurarsi in un viaggio per le montagne di questo continente e affiancare un itinerario alpinistico o naturalistico alla visita delle più importanti città esistono molte possibilità di concretizzare questo sogno. Viaggiare per gli Sta­ti Uniti o il Canada è facile e, se si è disposti ad affrontare un viaggio spartano, persino economico. Rifugi e ostelli hanno tariffe realmente economiche: pernottamento e prima colazione in un rifugio possono costare dai 20 ai 35 dollari, mentre gli ostelli della gioventù (il nome non tragga in inganno, sono ammesse persone di qualsiasi età) sono ancora più economici: a New York come nei Grand Tetons, a San Francisco (bellissimi tutti e due, sia quello in centro che l’altro vicino a Sausalito a due passi dal Golden Gate) come nel Glacier National Park. Sono tutti confortevoli e puliti e costano dai 14 ai 16 dollari per pernottamento. Spesso, nelle aree montuose, è possibile trovare i “Backpacker’s Inn” che offrono lo stesso servizio ancora a minor costo (8-10 $). 

Nei parchi nazionali è quasi sempre possibile campeggiare e il costo per piazzola (ovvero tenda, persone, auto o camper) varia dai 6 ai 10 dollari per notte (massimo due settimane). Spostarsi è facile: aerei, treni, bus e soprattutto il noleggio auto costano molto meno che in Italia. Viaggiare in un paese dove la gente è in continuo movimento è facile, come è facile instaurare amicizie, conoscere persone, scambiare chiacchiere e consigli, trovare un sorriso e una parola gentile dopo tanta “polvere raccolta sulla strada”. La curiosità degli americani per le cose europee è altrettanto grande di quella degli europei per quelle americane e da questo reciproco interesse è facile far nascere una sincera disponibilità e cordialità nei rapporti umani: anche per una sola sera davanti al caminetto di un rifugio o seduti intorno al fuoco del bivacco come ai tempi della frontiera…