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Allarme rosso per il Pantanal

Donna Moderna Year VII n° 51/52 – 1995 Text & photo page 115

Il progetto di rendere navigabili i 3.500 chilometri del fiume Paraguay rischia di far morire il Pantanal, la zona umida più vasta del mondo situata sul confine occidentale del Centro Sud del Brasile. Uno dei maggiori santuari faunistici del Pianeta. A lanciare l’allarme è il WWF che in questi giorni, insieme a più di 40 associazioni internazionali ecologiste, ha presentato ufficialmente al Governo brasiliano la Charta de Chapada dos Guimaraes: 10 punti nei quali sono sintetizzati la peculiarità della zona, l’impatto ambientale del progetto e le proposte alternative. Siccità e caccia di frodo. 

Il Pantanal è un territorio di circa 200.000 chilometri quadrati, poco meno dell’Italia, scrigno di un prezioso ecosistema che racchiude in se circa 150.000 diverse specie animali: oltre 160 soltanto di uccelli. Tanto che il cuore di questo immenso territorio tempo fa è stato dichiarato Parco nazionale: un’area di 135.000 ettari di protezione totale per tutte le specie viventi. la realizzazione dell’idrovia è l’ultima grande minaccia per il Pantanal, già duramente provato dalla siccità naturale, che nei mesi scorsi ha raggiunto livelli unici in questo secolo. E dalle stragi di animali perpetuate dai cacciatori di frodo: decimano i caimani, di cui questa zona è una delle riserve mondiali più grandi, ma anche le rarissime lontre, le femmine degli struzzi o gli ara, i grandi e coloratissimi pappagalli oramai presenti quasi esclusivamente nella palude brasiliana. 

«La peculiarità e la ricchezza naturale di questa pianura sono dovute alle periodiche inondazioni provocate dal fiume Paraguaye dai suoi moltissimi affluenti durante la stagione delle piogge» spiega Jairo Costa, presidente della Fondazione brasiliana per la conservazione della natura di Rio de Janeiro. «Si verifica così una singolare alternanza di umidità e siccità cui corrispondono paesaggi radicalmente diversi tra loro ed eco sistemi differenti che si integrano vicendevolmente. Un avvicendamento che svolge un ruolo determinante nell’equilibrio idrogeologico e dei flussi migratori del subcontinente americano». 

Coinvolti cinque Stati. 

L’idrovia progettata fa parte di un pacchetto di iniziative economiche di vasta portata, che coinvolgono cinque Stati: Bolivia, Brasile, Uruguay, Argentina e Paraguay. In pratica, si vuole rendere navigabile anche a grandi imbarcazioni il fiume Paraguay fino alla sua immissione nel Paranà. In questo modo si collegherebbe il centro economico del continente sudamericano con l’Oceano Atlantico. Per fare questo il fiume Paraguay deve essere dragato e vari bracci devono essere chiusi, così da aumentare la capienza e il volume d’acqua del corso principale. 

Conseguenze disastrose. 

«A causa dell’abbassamento del letto del fiume, le periodiche inondazioni verrebbero a mancare» avverte Edith Wengher, ricercatrice del tedesco Auen Institut Wwf Alemagna. «E i cicli biologici, che si sono specializzati nel corso di milioni di anni, sarebbero violentemente sconvolti. In poche settimane le terre che per mesi sono sommerse dalle acque si prosciugherebbero e nel giro di pochi anni inaridirebbero». Insomma, lo scenario futuro sarebbe simile a quello visibile sull’altra sponda dell’Atlantico in Namibia: la steppa. 

Il Brasile sta valutando i possibili benefici economici del progetto. E le associazioni ambientaliste propongono correzioni per un minor impatto ambientale. 

«Non siamo contrari per principio all’idrovia» precisa Paulo Lyra, dirigente del WWF Brasile. «Sosteniamo però che devono essere le imbarcazioni a rispettare la natura del fiume e non viceversa. In fondo, non è necessario alterarne il corso: basta usare chiatte con chiglie meno profonde». 

Ivana Comoli – Stefano Viazzo 

Cicli naturali 

Da ottobre ad aprile, le acque del fiume Paraguay e di tutti i suoi affluenti inondano la vasta pianura del Pantanal. A emergere sono soltanto le chiome degli alberi ad alto fusto che si coprono di una innumerevole varietà di fiori. Gli uccelli acquatici migrano dalle regioni circostanti attratti dai moltissimi pesci che dai fiumi si diffondono nel territorio allagato. Gradualmente, poi, le acque si ritirano all’interno degli alvei naturali dei fiumi lasciando libera la maggior parte del terrena. Che si ricopre della tipica vegetazione della savana e della foresta tropicale. Da maggio a settembre gli animali, in particolare i mammiferi, riprendono possesso della zona per dare il via alla stagione riproduttiva. Tra le numerose specie di uccelli che vivono nel Pantanal prospera lo Jabiru: un’elegante e maestosa cicogna alta oltre un metro che è il simbolo della zona. Non mancano i grandi rapaci, come falchi e aquile pescatrici, né grossi felini, come leopardi, pantere, giaguari.