Golf & Tourism August – September 2003 Text & photo pages 72 – 78
Non tutti sanno che il paese della cuccagna è esistito veramente. Alcuni sostengono che il termine derivi dal latino medievale cocania “paese dell’abbondanza”, altri dal provenzale cocanha, dal goto kōka “torta” o dal tedesco Kuchen “dolce”. In tutti i casi questa parola indica un luogo favoloso in cui si mangia e si beve a sazietà, in cui regnano ogni sorta di delizie e ognuno vive lietamente e senza pensieri. Tra tutte le versioni è proprio la provenzale ad essere quella giusta e tutto a causa di una piccola pianta gialla, il pastel, le cui foglie triturate, seccate e raccolte in piccole palle (le cocagnes), servivano a colorare i tessuti più preziosi con le più belle sfumature del blu.
Tutto ciò avveniva nel tardo Medio Evo e nella solare terra di Provenza, in quel triangolo ideale composto dalle città di Albi, Toulouse e Carcassonne. I francesi del nord avevano piegato la resistenza di queste nobili città, sterminato i catari e trattato a malo modo anche gli ebrei ma la pagarono cara, almeno nel senso economico del termine. Affascinati dalla splendida magia di questo colore, assolutamente indelebile, divennero i principali clienti dei produttori di stoffe di questa regione e ne fecero la loro fortuna. Il blu era il colore dei re, della nobiltà ed in seguito anche dell’alta borghesia, che non amava essere troppo da meno. I mercanti pasteliers di queste tre città serbarono a lungo il segreto della produzione del pastel. Fino alla fine del 16° secolo ebbero modo di accumulare ricchezze immense e, con esse, di costruirsi palazzi sempre più belli e torri sempre più alte. La sola Tolosa ne conserva ancora settanta. Sono costruiti in mattone, l’unica risorsa di questaterra, che conferisce alla città un aspetto uniforme e “rosa”. Anche se apparentemente debole e povero, i maestri costruttori riuscirono ad utilizzare sapientemente questo materiale innalzandosi sino ad altezze vertiginose, come dimostra l’imponente silhouette della cattedrale di Albi. In ogni caso per tutti gli abitanti di questa regione e ovviamente anche per tutti gli acquirenti del “blu” questo divenne il pays de la cocagne, un luogo di ricchezza e benessere, dal clima mite e solare, dalla parlata dolce e musicale (il provenzale fu insegnato a scuola fino a sessant’anni fa), dai modi gentili e cordiali, dall’ottima cucina e dai vini ancor più generosi. Una buona, anzi ottima, scusa per riscoprire questa terra, rallentare un po’ i ritmi per apprezzarne meglio colori, profumi e sapori e, naturalmente, i suoi campi da golf di cui tratteremo tra breve.
Il centro storico di Tolosa merita di essere visitato a piedi. Si sviluppa lungo la linea ideale che collega la Basilica di Saint-Sernin, il più vasto complesso romanico al mondo, alla cattedrale di St-Ètienne. Tra questi due estremi si trovano l’antico convento gotico dei frati “Les Jacobins” la cui chiesa a doppia navata è separata da splendide e originalissime colonne alte venti metri che formano, alla loro sommità, la famosa “palma dei giacobini”, la Place du Capitol con il municipio della città e il Musèe des Augustins. Ma i monumenti importanti sono ben più numerosi e inoltre molte delle case medievali del paese della cuccagna sono tuttora visitabili poiché l’impianto architettonico della città non è mai stato devastato da manie moderniste. Qua e là, al massimo, alcune belle case liberty spiccano per le loro facciate luminose e le loro splendide decorazioni, proprio come in Place Saint Georges la cui giostra di cavalli, sempre in funzione, ci ricorda inequivocabilmente che questa è una città del Midì.
Amichevole e tranquillo di giorno, il centro cittadino diventa gaio e vivace la sera. La movida anima ogni angolo, piazza, viuzza, bar o ristorante affollando oltre ogni aspettativa, tutta la vastissima area pedonale che, alla sera, si trasforma in un immenso ritrovo di giovani. La sua vita culturale è straordinariamente dinamica e le proposte d’intrattenimento sono così varie e di qualità da competere con molte capitali europee. Tolosa sta rivivendo la sua epoca d’oro e la sua crescita economica è superiore alla media francese, ma non è più il pastel a fare la fortuna di questa città. Le ricchezze di oggi sono la sua industria aeronautica e spaziale e la sua università. Con centoventi mila studenti è la seconda città universitaria della Francia, qui Airbus costruisce i velivoli passeggeri del futuro e Aerospace i suoi missili e satelliti, per un totale di oltre diecimila tecnici e ricercatori. La Cité de l’Espace ne offre una interessante vetrina accogliendo migliaia di visitatori ogni anno.
Proprio nei pressi dell’area aerospaziale, a dieci minuti dall’aeroporto e a mezz’ora dal centro città, si trova il Golf International de Seilh. Si tratta di un complesso molto efficiente e moderno, che comprende due percorsi da 18 buche disegnati da Jean Garaïalde e Jérémy Pern in una vasta proprietà di 140 ettari di bosco. Il percorso giallo è un facile par 64 di che consente un buon divertimento a tutti i giocatori. A chi ha invece un handicap inferiore a 24.4 il percorso rosso (par 72, 6331 m) offre un gioco piuttosto impegnativo e decisamente interessante in una piacevole cornice campestre. Dopo le prime buche di riscaldamento il percorso diventa via via più impegnativo e ben dieci presentano ostacoli d’acqua. Le linee di tiro sono sempre molto strette e grandi e profondi bunker sono posizionati strategicamente là dove il colpo del drive dovrebbe arrivare. La visita è avvenuta in occasione dell’Open de Toulouse 2006 e quindi green e fairway erano tirati a lucido ma le condizioni generali sono generalmente ottime. I green molto veloci, anche se piuttosto grandi, sono spesso inclinati e sopraelevati rispetto al terreno circostante. Tra tutti quello che richiede maggiormente i nervi saldi e quello della undici: è situato quasi dieci metri sopra al fairway, è suddiviso in due piani posti su livelli differenti, la bandiera è posizionata al limite tra di essi e tutt’intorno il terreno scende ripido a invitare le palline imprecise nei sei bunker intorno o addirittura nell’acqua di uno stagno. La club house è molto confortevole ed è collegata all’hotel, insieme formano un vasto complesso con ristorante, piscina e sale fitness.
Sempre alla periferia di Tolosa il Golf de Toulouse la Ramée è situato nella zona verde della Ramée: una vastissima area destinata anche ad altri sport all’aperto come surf, vela ed equitazione. Disegnato da Hawtree & Son su di un terreno piatto, presenta un livello medio di difficoltà (par 70, 5571 m) che tuttavia può innalzarsi notevolmente in presenza del forte vento di nordest che spesso spazza la piana di Tolosa. Gli alberi sono abbastanza alti e non consentono di rilevarne la presenza, proteggono il gioco basso ma appena la pallina si alza sopra le loro chiome gli effetti perde ogni controllo. Fairway e green sono molto ben tenuti e l’aspetto generale è curato. L’acqua la fa da padrona in quindici buche e anche il grande driving range è un vasto specchio d’acqua.
Il terzo campo della città è stato disegnato da F. de Bagneux e Hawtree su di una boscosa collina a sud di Tolosa. Il Golf de Toulouse (par 70, 5451 m) è anch’esso di media difficoltà e la sua principale bellezza è costituita dai numerosi panorami sulla città “rosa”.
Seguendo la comoda autostrada che collega Tolosa con Albi si raggiungono in breve tempo altri due campi. Nei pressi di Gaillac, tra vigne e alberi da frutto, si trova il Golf de Florentin-Gaillac. È un par 71 di 6039 m disegnato anch’esso dalla Mark Hawtree & Son, non particolarmente difficile. Il terreno è boscoso e parzialmente collinoso ma anche dov’è pianeggiante i fairways sono stati disegnati in modo da aumentarne la difficoltà. La club house ha un aspetto arabeggiante voluto dal suo primo proprietario ma la cucina e tradizionale francese.
Stessi architetti anche per il Golf des Etangs de Fiac. Si trova più a sud, lungo la piana del fiume Agout che ne caratterizza il suo aspetto esteriore e anche le difficoltà di gioco. I 5810 m (par 71) si snodano attraverso ben undici ampi specchi d’acqua e i green sono veloci anche quando sono molto bagnati.
Meno di un’ora d’auto separa questi campi dalla città di Albi. Sebbene sia più piccola e raccolta di Tolosa merita anch’essa una visita al grazioso centro storico e alla cattedrale-fortezza di Sainte Cecile, la cui mole imponente è ben visibile prima ancora d’intravvedere la città. Ed è proprio nei pressi della cattedrale che si trova una meta impedibile: il museo dedicato a Toulouse-Lautrec. Il grande e infaticabile artista nacque e iniziò a lavorare proprio in questa città e qui si trovano raccolte oltre mille opere che illustrano tutta la sua attività artistica.
Infine, e non da ultimo, è proprio il Golf Albi-Lasbordes ad offrire un’ottima ragione per sostare nella seconda città del paese della cuccagna. Si tratta di un percorso molto bello situato in un’ansa del Tarn, poco prima che il fiume attraversi la città. Il disegno di Jean Garaialde e Jeremy Pern ha saputo modellare il terreno rispettandone le caratteristiche naturali ed esaltandone le prospettive, sia nella parte pianeggiante dove la silhouette della cattedrale è spesso in vista, sia dove le placide acque del Tarn lambiscono il campo. Più di metà del percorso di 6158 m (par 72) è interessato da ostacoli o limiti d’acqua ma presenta anche molte altre caratteristiche che lo rendono interessante: le buche più vicine al fiume sono circa venti metri al di sotto del pianoro su cui si sviluppa il resto del percorso e tra i tee e i green ci sono notevoli dislivelli. I fairway sono moderatamente ondulati, stretti e il rough in estate viene lasciato alto. Sono frequenti i green in pendenza, i bunker sono molto grandi ma non profondi. Anche quando l’occhio può spaziare sul panorama intorno, come nella parte alta del percorso, le linee di tiro sono molto strette e il gioco deve essere preciso. La club house si trova in un edificio antico ma l’allestimento è moderno e la cucina è di tipo tradizionale francese.
Volendo spingersi almeno un po’ verso Carcassonne ci si può cimentare infine su di un campo dalle caratteristiche molto diverse dai precedenti. Proprio ai piedi della Montagne Noire si trova il Golf Club de Mazamet-La Barouge disegnato nel 1956 da Ross MacKenzie e Mark Hawtree. È un po’ corto (5635 m, par 70) ma ha tutte le caratteristiche del parkland pienamente riuscito. Il suo aspetto generale è infatti molto curato, e viene considerato a ragione uno dei più bei percorsi della regione Midi-Pyrénées. La vegetazione sul percorso si integra pienamente con quella circostante e offre al giocatore splendidi scorci sulla valle, sul fiume che lo costeggia e sul torrente d’Issalés che lo attraversa. La varietà dei colpi è divertente per ogni tipo di golfista. I fairway sono generalmente piatti, il rough è basso ma è facile finire fuori dal percorso dove gli alberi non lasciano alcuna possibilità di un facile recupero. I bunker sono poco profondi come nella media francese ma i green sono veloci e ben tenuti. La club house è piccola ma con una buona cucina tipica tradizionale.