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La foresta di Pokljuka

Un altopiano di 20mila ettari nel P.N. del Triglav

Rivista della Montagna n° 268 October – November 2003  Text & photo pages 64 – 68

Esistono storie vere che hanno il sapore delle favole. A volte perché continuano da tempi immemorabili, oppure perché riguardano animali che è ben difficile incontrare nei nostri boschi ma il fatto singolare è che sono storie di oggi, come quella della foresta di Pokljuka. 

Pokljuka è un vasto altopiano di circa ventimila ettari che occupa quasi tutta la parte est del territorio del Parco Nazionale del Triglav, in Slovenia. È situato alle pendici del massiccio del Monte Triglav ad un’altezza compresa tra i 1.200 e i 1.500 metri sul livello del mare. 

Sono molti gli alpinisti austriaci e italiani che conoscono le pareti scoscese di questa montagna, la più alta delle Alpi Giulie (2.864 metri), con ghiacciai e nevi perenni ma, forse, non tutti sanno che nei suoi 84.000 ettari di superficie il territorio del parco incorpora gran parte delle Alpi Giulie slovene e costituisce un patrimonio naturale di grandissimo valore, sia paesaggistico sia biologico, offrendo rifugio a oltre 5.500 specie viventi.

Da questo punto di vista Pokljuka è molto importante e le sue distese di conifere sono punteggiate da qualche pascolo e da alcune radure dove le torbiere lasciano crescere una vegetazione molto particolare. È attraversata da due strade asfaltate e da alcuni viottoli forestali che sono spesso chiusi alle automobili. Come in tutte le zone assimilate alla quinta categoria di protezione IUCN, in questo territorio è ammessa qualche attività di tipo tradizionale: allevamento e un po’ di agricoltura. Questo altopiano è però un paradiso per gli appassionati di escursionismo, delle mountain bike in estate e dello sci di fondo in inverno lungo le piste appositamente tracciate, ma è sconsigliabile avventurarsi in questo labirinto senza una carta dettagliata. 

È facile anche poterne ammirare la sua ampiezza. Salendo sino al rifugio di Blejska Koca e continuando sino alla cresta di Lipanski Vrh si ha uno spettacolare colpo d’occhio sull’intera foresta, sui Karawanke a nord al confine con l’Austria e sul massiccio del Triglav e la Valle di Krm a ovest. Se durante l’estate si possono notare le diverse sfumature del verde, l’inizio dell’autunno trasforma il paesaggio in una tavolozza mozzafiato. Tutto il bosco di faggi, che sale dalle vicine rive del lago di Bled sino alle distese sempreverdi di Pokljuka, si tinge di mille sfumature dei marroni e dei rossi. 

In questo luogo, nella penombra e nella quiete di questi alberi, regna sovrano un animale: l’orso. 

Alcuni vivono stabilmente qui ma la maggior parte vi transita per brevi periodi perché questi boschi sono la principale “autostrada” che dalle foreste meridionali conduce verso l’Austria e, ultimamente, anche verso l’Italia. 

È l’istinto a guidarli, lungo due direttrici che percorrono da migliaia di anni. Salgono da sud e poi si dividono in due gruppi. Uno va verso nord attraverso Pokljuka e i Karavanke per vagabondare più a nord, in Austria. L’altro passa per Trenta, nell’alta Valle dell’Isonzo e poi per il Passo della Manga entra in Italia attraverso la foresta del Tarvisio. Sono proprio le aree protette alpine ad attirarli con la loro riserva di cibo. 

Da oltre venti anni il parco ne studia i flussi e cerca di trovare soluzioni ai problemi di convivenza tra le attività umane e questi animali. Nella zona di Trenta gli allevatori hanno protestato più volte per le aggressioni alle loro greggi, ottenendo peraltro hanno sempre il risarcimento dei danni subiti, ma il parco considera gli orsi più un privilegio che un problema. 

La via verso l’Austria, attraverso la foresta di Pokljuka, si è dimostrata sempre la più sicura. La valle della Sava che si stende pigramente verso est è stata la prima via romana che attraversava la catena alpina e per millenni, ha visto passare merci, viaggiatori e migrazioni d’interi popoli. Non è quindi mai stata d’ostacolo a questi animali erratici che hanno continuato le loro peregrinazioni anche durante tutto il periodo della guerra fredda. 

Oggi arrivano dalla foresta di Kocevje, nel sud della Slovenia, da quelle croate e talvolta anche dalla Repubblica Jugoslava. Sono per la maggior parte individui giovani che vogliono… conoscere un po’ il mondo. 

Per tutto questo via vai di orsi il parco è un crocevia essenziale e la foresta di Pokljuka è uno dei luoghi di transito d’elezione. È ricca di una folta vegetazione, il sottobosco offre gustosi funghi e frutti a volontà e non mancano nemmeno grossi mammiferi come i cervi. Per un orso è praticamente un supermercato all’aria aperta. Non abbastanza per un insediamento stabile ma sufficiente per una sosta lungo il cammino.Il terreno calcareo offre anche rifugio sicuro poiché vi si trovano numerose grotte e profonde gole. 

Quella di Pokljuska Soteska fu scavata, nelle rocce di calcare, dalle impetuose acque che scesero dall’altopiano durante il disgelo dell’immenso ghiacciaio che ricopriva il massiccio. La gola ormai è asciutta, ma le rocce sono state scolpite in modi bizzarri e lasciano il posto a caverne che s’inoltrano nella montagna per sbucare poi inaspettatamente all’aperto, sotto le fronde degli alberi. Nella valle di Bohinj, lungo il perimetro sud della foresta, si trovano invece quelle di Ribnica e di Mostnica che sono ben conosciute da chi, in inverno, pratica l’arrampicata su cascate ghiacciate. 

La protezione di questi boschi è quindi assoluta. Ogni tanto il vento arreca qualche danno ma niente che la natura o i forestali non possano rimettere al suo posto. 

Se il tempo sembra non aver mutato nulla dei ritmi di questo luogo, il Parco ha invece aperto un nuovo sentiero, finanziato nel contesto europeo “LIFE”, lungo il quale sono previste delle visite guidate: le praterie, le foresta, un po’ di geologia, i rilievi e le torbiere dell’altopiano. 

In ogni caso, ci si può avventurare in questi boschi con la massima tranquillità. In questi ultimi cinquanta anni le aggressioni dei “medved” (“mangia miele” è il nome sloveno) agli esseri umani, in tutta la Slovenia, sono state minime. Solo due i casi accertati mentre gli orsi morti, investiti sulle strade o lungo le ferrovie, sono numerosi ogni anno. Questi animali sono schivi e se possono evitano accuratamente l’incontro con l’uomo. 

Per ogni evenienza si può comunque fare come i boscaioli di Kocevje: si portano sempre dietro una birra in più. Pare che funzioni: l’orso la apprezza molto, gradisce e lascia in pace tutti quanti. 

Così almeno dicono…