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Il gipeto, rapace da proteggere

Donna Moderna Year X n° 29 – 1997  Text page 112

Ha un’apertura alare di quasi tre metri e la sua sagoma snella, in volo, lo fa assomigliare a un grosso falcone ma il gipeto sta rischiando l’estinzione. Ne rimangono meno di un centinaio di coppie: solcano i cieli della Spagna, della Grecia, di Creta e della Corsica. Mentre nell’arco alpino si è estinto all’inizio del secolo, a causa di una caccia spietata.

Per reintrodurre questo esemplare nelle nostre montagne, la Fondazione per la conservazione del gipeto barbuto quest’anno ha scelto il parco nazionale delle Alpi marittime. «Qui accogliamo cuccioli di gipeto provenienti da vari zoo europei» spiega Patrizia Rossi, direttore del parco. «I piccoli, appena nati, vengono accolti in nidi artificiali o nicchie naturali dai guardaparco, nutriti e seguiti fino a quando sono in grado di volare. Prima, però le penne più lunghe ed esterne (dette remiganti) vengono decolorate. In questo modo, i gipeti possono essere riconosciuti in qualsiasi zona si trovino. Questo serve a tenerli sempre sotto osservazione, quindi a sapere se si ammalano si accoppiano o restano vittime di bracconieri». 

Chi visiterà il parco, fino al 15 agosto potrà contribuire alla riuscita di questo progetto. «Lungo i sentieri che portano ai passi sono allestiti punti di informazione» continua Rossi. «Chi lo desidera può ricevere una cartolina per segnalare gli avvistamenti dei gipeti, da rispedire alla direzione del parco. Occorre munirsi solo di un binocolo e di un po’ di pazienza».