Airone April – 1995 N° 168 Text & photo page 28 – 29
Sulla regione brasiliana del Pantanal, la zona umida più vasta del nostro pianeta, incombe una minaccia mortale: la costruzione di una gigantesca idrovia di quasi 3.500 chilometri, da Puerto Nueva Palmira, in Uruguay, a Porto Càceres, a nord del Pantanal. Lo scopo è quello di collegare il Mato Grosso, centro economico del continente sudamericano, con l’oceano Atlantico.
Il progetto include l’attraversamento del parco che si trova nel cuore del Pantanal, e di un’oasi protetta un po’ più a nord, da parte di imponenti canali scavati ex novo per abbreviare il percorso tortuoso del fiume.
È proprio i l fiume Paraguay, con la rete dei suoi affluenti, a rendere questa regione (due terzi della superficie italiana) ricca di bellezze naturali incontaminate, di un patrimonio genetico incredibilmente vario in cui prosperano savane, praterie, boscaglie, paludi, foreste tropicali e a galleria. Fonti autorevoli hanno stimato che in quest’area vivono 150.000 specie animali e vegetali, di cui molte sono endemiche.
Il parco nazionale del Pantanal (135.000 ettari) si trova alla confluenza del fiume Paraguay con il Rio Cuiabà e il suo equilibrio biologico, come quello dell’intera regione, dipende dalle periodiche inondazioni che fanno seguito alle piogge stagionali. Nonostante il ruolo determinante che questa enorme zona umida svolge per l’equilibrio ecologico del continente sudamericano, Idb (Inter-american Development Bank), Fondplata e Undp Project Service Office hanno già ottenuto un primo stanziamento di undici milioni di dollari sui due miliardi necessari al progetto. Un contributo è previsto anche dalla Banca mondiale per lo sviluppo e dall’Unione europea.
Secondo Edith Wenger, ricercatrice dell’Auen Institut (Wwf-Germania), il progetto, se anche fosse efficace sotto il profilo strettamente economico, produrrebbe un effetto devastante sulle regioni limitrofe: “Terre che per mesi sono sommerse dalle acque si prosciugherebbero”, spiega, “e la zona inaridirebbe nel giro di pochi anni”. Per questo sette mesi fa a Chapada dos Guimaraes, una cittadina non lontana da Cuiabà, nel Mato Grosso, più di quaranta organizzazioni non governative brasiliane si sono riunite per redigere un documento di protesta che è stato formalmente presentato al governo di Brasilia il dicembre scorso. “Le associazioni ambientaliste”, continua Edith Wenger, “non sono contrarie per principio alla costruzione dell’idrovia ma sostengono che devono essere le imbarcazioni a rispettare la natura del Paraguay-Paranà e non viceversa.
Quindi non si deve alterare il corso del fiume ma usare chiatte con chiglie meno profonde, e non è lecito iniziare qualsiasi intervento senza approfonditi studi sulle conseguenze ambientali”.