La Magia delle falesie

Golf & Tourism  April 2007  Text & photo pages 132 – 140

C’è un luogo nel nord della Francia dove lo sguardo spazia su di un’immensa tavolozza di sfumature verdi e dove le geometrie dei campi sono racchiuse e sottolineate da un ininterrotto susseguirsi di siepi che si perdono all’orizzonte. È un paesaggio morbido come quello del mare quando, dopo una notte senza vento, le onde lambiscono pigre la battigia. Pare quasi che, per un insolito fenomeno del tempo, esse si siano solidificate dando al paesaggio agreste dolci rilievi. Tuttavia, voltandosi a guardare alle proprie spalle, eccolo veramente lì, il mare. Di un blu così brillante quanto lo era il verde dei pascoli, con le sue onde spumeggianti e le imponenti maree a lambire la costa, laggiù, molto più in basso di dove poggiano i nostri piedi. Sopra gli scrosci dei marosi e il turbinio del vento onnipresente i gabbiani, minuscoli puntini bianchi nell’immenso blu del cielo e del mare, si innalzano nel vento sino a giungere talvolta sopra le falesie, così vicini che par di toccarli. Questa è la terra di Normandia. 

È un paesaggio fatto di piccoli villaggi e fattorie sparse nella campagna con i loro tetti ripidi e i muri in pietra. La stessa città di Caen, che di questa regione francese è il capoluogo, non fu che un insieme di borghi fino a quando i Normanni non decisero di eleggerla a capitale del loro feudo, eppure questa terra è stata testimone di due grandi invasioni che hanno cambiato il corso della storia dell’Europa e, indirettamente, del mondo intero. Ancora oggi si erge imponente sulla città il castello in cui Guglielmo il Conquistatore preparò il suo sbarco sulle coste inglesi, portando un esercito di oltre cinquantamila soldati oltre la manica a sconfiggere i sassoni nella battaglia di Hastings del 1066. Ancora oggi si erge imponente sulla città il castello in cui Guglielmo il Conquistatore preparò il suo sbarco sulle coste inglesi, portando un esercito di oltre cinquantamila soldati oltre la manica a sconfiggere i sassoni nella battaglia di Hastings del 1066. Nove secoli più tardi furono invece le sue coste a subire la più grande invasione che la storia dell’umanità ricordi quando, nel giugno del ‘44, un milione di soldati delle truppe alleate sbarcarono qui per riconquistare l’Europa alla libertà e alla democrazia. 

Visitare la Normandia è ricordare tutto questo e anche qualcosa di più. È passeggiare per le vie del centro storico di Caen o di altri piccoli borghi come Bayeux che la guerra ha lasciato miracolosamente intatte. È ammirare le altissime volte delle chiese abbaziali di Saint-Étienne e della Sainte-Trinité, due splendidi capolavori del romanico normanno che s’innalzano nel cielo del capoluogo. Costruite nella luminosa pietra di questa terra vengono anche chiamate Abbaye-aux-Hommes, la prima, e Abbaye-aux-Dames, la seconda, e furono costruite per ordine di Guglielmo il Conquistatore e di sua moglie Matilde di Fiandra proprio negli stessi anni in cui i loro eserciti si imponevano sulle isole britanniche. 

È anche camminare lungo le immense spiagge della costa che, poco più di mezzo secolo fa, videro arrivare i mezzi da sbarco e sulle quali molti uomini scrissero la storia con il loro sacrificio. Oggi si prende il sole e gli aquiloni volano nel vento teso dell’ovest ma sono ancora numerosi i segni che quell’epopea ha lasciato lungo la costa. 

Forse è per questa ragione che ci è parso giusto cominciare il nostro viaggio da un campo che ha un nome molto evocativo: l’Omaha Beach Golf Club. 

In realtà il campo è relativamente recente. Fu realizzato nel 1986 dall’architetto francese Yves Bureau a meno di dieci chilometri dalla spiaggia omonima e dal cimitero americano di Colleville-sur-Mer. È situato sopra alla rada di Port en Bessin, che fu teatro di scontri altrettanto cruenti, e conta 27 buche divise in tre sezioni che hanno caratteristiche assai diverse. 

Le nove buche a mare si sviluppano sulle alte falesie che sovrastano il porto e la spiaggia, offrono una gran vista sulla costa e sulla baia ma subiscono la forza e i capricci del vento che può veramente costituire un avversario letale. Nel bocage normand invece è stata ricreata la quintessenza della campagna di questa terra: le siepi, gli alberi secolari, il verde brillante dei prati e gli alberi da frutto che, specialmente in primavera, offrono uno spettacolo davvero prezioso. Le ultime nove buche sono l’etang e qui l’acqua è padrona. Fairway e green sono ovunque ottimi nonostante le differenze di esposizione e clima. La club house è molto bella e confortevole e ha un’atmosfera internazionale in quanto sono numerosi i giocatori inglesi che attraversano la Manica per giocare su questa costa. Nel weekend può essere un po’ affollato ma durante la settimana si può giocare in tutta tranquillità. 

Il percorso ufficiale è un diciotto buche che comprende il mare e il bocage per un totale di 6216 metri (par 72) e ha nella 16 la più impegnativa: un par quattro molto difficile di 416 metri che richiede un drive di potenza. Ogni buca è dedicata a uno dei tanti atti di eroismo compiuti nei giorni memorabili dello sbarco ma la 6, più di ogni altra, lascerà una traccia indelebile nel vostro ricordo. È un par quattro non troppo difficile anche se il green è difeso da ben otto grandi bunker, ma è il panorama sulla costa che vi lascerà senza fiato e nessuno vi farà urgenza se sosterete qualche minuto al memoriale dello sbarco che si trova proprio qui, sul bordo della falesia. 

Per trovare altri due campi che interpretino degnamente i paesaggi della campagna e dello stagno dobbiamo proseguire lungo la costa fino all’estuario della Senna dove si trova la graziosa cittadina di Deauville. Dai tempi della Belle Epoque, con il suo casinò, il teatro e l’ippodromo è la spiaggia della Parigi che conta. 

Il Golf Barrière de Deauville appartiene al Gruppo Barrière come del resto gli hotel più importanti della città. Questa famiglia ha saputo coniugare con molto successo l’hotellerie di lusso con le sale da gioco e il golf, costruendo anche la fortuna di questa città oltre che la propria. Si trova a soli tre chilometri dal centro della cittadina ed è gran bel campo posto sul fianco delle colline che guardano il mare. Tracciato nel 1928 dall’inglese Simpson è stato ridisegnato nel ’62 da Henri Cotton. Anche questo è un circuito di 27 buche che si sviluppano su di un terreno di 70 ettari coperti di vegetazione matura e quindi ha un gran respiro e offre magnifici scorci sulla valle e la costa. I fairway sono curatissimi, il rough è relativamente facile e pulito per consentire un gioco veloce a tutti i giocatori, ma i green sono rialzati e ottimamente difesi da numerosi bunker. La club house non è tra le più grandi ma del resto si trova a pochi passi dall’Hotel Barriere. Il percorso di gara è lungo 5951 metri (par 71) e piuttosto impegnativo, specialmente alla buca 13 per il dislivello a salire, il cambio di direzione e il green molto in pendenza ma si farà perdonare subito dopo con il magnifico sguardo sulle colline della Normandia al tee della 14. 

Il secondo campo è il Golg Club de l’Amirauté. Un percorso molto aperto che consente un’ampia vista sulla valle da quasi tutto il campo. Si sviluppa lungo il fiume La Torque dove anticamente si trovava un piccolo porto ma deve il suo nome al resort omonimo in cui si trova. Dell’antica palude rimangono gli ostacoli d’acqua che affiancano ben quindici buche ma è l’ambientazione ad essere davvero originale. È un giardino fiorito con una vegetazione decisamente bassa che non toglie mai la visuale sulla valle e quasi ogni buca è impreziosita da una scultura moderna che si inserisce armonicamente nel contesto naturale. I fairway sono larghi e ben tenuti ma il rough è impietoso, soprattutto vicino all’acqua. I green sono veloci, mossi, rialzati e difesi da grandi bunker. La club house infine è molto grande e davvero elegante. 

Tra le sorprese che la campagna normanna riserva ai visitatori si può annoverare il calvados del Château du Breuil. Questo liquore è prodotto a pochi chilometri da Deauville facendo fermentare le tipiche mele di questa regione, ma il processo di distillazione, identico a quello del cognac, e l’invecchiamento in botti di sherry gli conferiscono un profumo e un corpo di tutto rispetto. 

Proseguendo ancora verso ovest, fino alla magnifica Côte d’Albâtre, si giunge alla cittadina di Etretat situata in un bellissima baia lungo la falesia d’Aval. Nella seconda metà dell’ottocento venne scoperta da alcuni grandi artisti che in pochi anni trasformarono l’antico villaggio di pescatori in un vivace centro artistico e culturale. Il primo fu Alphonse Karr, giornalista e romanziere, ma subito dopo arrivarono Claude Monet e altri importanti pittori impressionisti che catturarono nelle loro tele la splendida luce di queste coste. Per Guy de Maupassant fu un vero amore a prima vista, il compositore J. Offenbach vi fece costruire una villa e Maurice Leblanc vi scrisse il suo indimenticabile Arsenio Lupin. 

Di quel mondo sono rimaste numerose tracce ma il motivo principale che può portare un golfista in questo angolo di Normandia è proprio il Golf Marin d’Etretat. È un immenso prato verde che sovrasta la splendida falesia che circonda la baia. È qui che le palline da golf contendono il cielo ai gabbiani o, forse, sarebbe meglio dire l’esatto contrario. Alcune delle buche possono apparire come quelle di un links ma le reali difficoltà sono quelle create dai notevoli dislivelli e dal vento forte e costante che allunga in modo virtuale i 6073 metri del percorso (par 72). Non è un caso che la più difficile sia la buca 3 di 397 metri che è quasi impossibile chiudere nei quattro colpi del par. 

È un campo davvero eccezionale con panorami spettacolari che si possono ammirare dai tee e dai green di almeno metà del percorso. È veramente difficile dire quale sia la vista più impressionante, anche se il colpo dove serve più sangue freddo è sicuramente il drive dal tee della 14 che deve superare l’abisso sopra ad una profonda insenatura della falesia. Potreste perdere un po’ di palline, specialmente con il sole del tramonto e il profumo del mare a riempirvi i polmoni, perché potreste benissimo scordavi di guardare dove l’avete mandata. E tuttavia ne varrà sicuramente la pena.