Eterna primavera nell’Eden d’Europa

Golf & Tourism  November 2007  Texto & photo pages 114 – 120

L’arcipelago delle Canarie è composto da sette improvvisi sussulti di roccia che sbucano dalle onde dell’Oceano Atlantico, ognuno con una sua specifica fisionomia ed il suo fascino particolare. Da quando Plinio il Vecchio le definì le isole fortunate è passato molto tempo ma le condizioni climatiche che conferirono loro questa splendida definizione non sono cambiate, nemmeno ora che il clima del pianeta sta velocemente mutando il suo corso. Tra tutte le isole che lo compongono, Tenerife aveva il ruolo mitologico di rappresentare il Giardino delle Esperidi o addirittura l’Eden perduto. Per molti millenni in effetti, queste isole furono abitate solo marginalmente e conservato una flora e una fauna pressoché intatte. È quindi comprensibile come per tutti gli abitanti del Mediterraneo le Canarie abbiano rappresentato l’ultimo lembo di un paradiso perduto ai confini del mondo oltre il quale non esisteva che l’ignoto. 

Oggi Tenerife è un moderno lembo di Europa situato nei pressi del Tropico del Cancro ma, grazie alle minime invernali alquanto miti e alle massime estive raramente superiori ai 30°, garantisce ancora un clima primaverile lungo tutto l’arco dell’anno.

Onestamente non si può chiedere di più ad una destinazione di golf: poter giocare con polo, cappellino e occhiali da sole nel mese di gennaio è decisamente gradevole. Non è quindi un caso che qui l’alta stagione golfistica inizi ad ottobre e termini ai primi di maggio. Gli investimenti per dotare l’isola di un adeguato numero di campi si sono inoltre concretizzati in percorsi di ottimo livello e, in alcuni casi, di gran pregio. 

La maggior parte di essi si trova nel sud dell’isola, in quel tratto di costa che va dall’aeroporto di Tenerife Sud fino alla Playa de San Juan. Soleggiata in gran parte dell’anno e dal clima mite anche nei mesi invernali, questa parte dell’isola presenta caratteri tipicamente africani: la terra è arsa dal sole e soltanto pochi, radi e bassi arbusti riescono a crescere grazie all’umidità che il vento del mare porta ogni tanto con se. Grazie però agli impianti di desalinizzazione, in questo tratto di costa vi è la più alta concentrazione di hotel, resort e spa di lusso di tutta la Spagna. 

Il più vicino all’aeroporto è il Golf del Sur, un campo che possiede una bella club house e ben 27 buche con un percorso da campionato di 5810 m (par 72) di buon impegno tecnico: nel 2007 ha ospitato il 6° Tenerife Ladies Open. 

I tre percorsi da nove buche si chiamano “norte”, “sur” e “links” ma sebbene quest’ultimo sia quello situato più vicino al mare non è affatto un links. Disegnati nel 1987 da José Gancedo seguono la pendenza generale della costa offrendo scorci davvero belli, sul campo e sul mare. È quindi necessario mantenere la concentrazione poiché il panorama invita spesso a guardarsi intorno. Per fortuna le due buche più difficili sono rivolte verso la montagna. La 6 del links, per esempio è un lungo par 4 di 352 m in forte salita dove occorre piazzare bene l’arrivo del drive, altrimenti non si riesce a piegare bene a sinistra nell’approccio al green. Nonostante l’importante competizione i fairway non sono apparsi in gran forma. I green invece erano perfetti, veloci e con moderate pendenze. 

Proseguendo verso ovest il campo successivo è l’Amarilla Golf & Country Club. La club house è piccolina e forse è un po’ troppo circondato da abitazioni, ma offre due bei scorci sul mare (alla 4 e 5) e sulla marina (11 e 12). Venne disegnato da Donald Steel nel 1989 è alcune recenti modifiche lo hanno portato ad essere un par 72 di 6077 m. È un campo molto ben tenuto e piuttosto divertente ma ai giocatori è richiesto comunque un handicap minimo: 28 per gli uomini e 36 per le donne. 

A pochissima distanza si trova l’abitato di Los Crisrianos ed il suo Golf Las Americas. Nonostante sia stato aperto soltanto nel 1998 fa bella mostra di sé con una notevole porzione di vegetazione matura. I suoi 6039 m (par 72), disegnati da John Jacobs (Golf Ass. Ltd), costituiscono una splendida sfida ed un ottimo percorso. La cura nei dettagli è davvero notevole, i fairway sono perfetti così come i green molto veloci. Si tratta in realtà di un campo di carattere decisamente superiore alla media, così come il livello della Club House e il servizio da VIP. I cart hanno tutti uno stroke saver elettronico molto chiaro che tramite segnale gps localizza la posizione lungo il campo con la precisione di un metro. Il percorso si sviluppa tutto intorno alla club house, non presenta dislivelli impegnativi ma le linee sono molto strette, i bunker sono importanti e ben undici buche devono affrontare ostacoli d’acqua. 

È proprio l’acqua a conferire gradevolezza al percorso con i suoi ruscelli, stagni e piccole cascate. Benché sia circondato interamente dall’abitato la privacy è ben protetta poiché i novanta ettari di superficie del complesso garantiscono spazi sufficientemente ampi per giocare in tranquillità. La buca con il maggior impatto psicologico è la 13, il classico par 3 con green sull’isola, ma sono i lunghi par 4 ad essere i più impegnativi, come la 6 che con i suoi 436 m in salita ed il minimo angolo utile nel drive. Anche in questo campo l’handicap minimo per gli uomini è 28. 

Ancora un po’ più ad ovest si trova il Golf Costa Adeje che prende il nome dell’abitato più vicino. Realizzato anch’esso da José Gancedo nel 1998 si sviluppa sul pendio in prossimità della costa. La club house è di buon livello così come la sua cucina e il campo è molto curato. Ha 27 buche e il percorso di campionato è piuttosto impegnativo con i suoi 6201 m (par 72) che alterna buche lunghe a qualche par tre di estrema precisione. I fairway sono particolari poiché realizzati spesso con ampi gradoni che ricordano i terrazzamenti delle antiche coltivazioni dell’isola e che rendono meno ripidi i fairway. 

L’ultimo golf di questa costa, almeno fino ad oggi, è l’Abama Golf che fa parte integrante dell’Abama Golf Hotel & Resort situato nei pressi dell’abitato di Playa de San Juan. Senza temere di esagerare lo si può definire il campo più spettacolare dell’isola. Una vera perla disegnata da David Thomas sui pendii piuttosto ripidi di questa parte di costa. I suoi 6271 m (par 72) si sviluppano su di un dislivello notevole eppure tutte le grandi difficoltà che la montagna ha presentato sono state trasformate in un paesaggio da sogno. Nonostante la sua costruzione sia terminata soltanto nel 2005 l’utilizzo di un numero enorme di piante d’alto fusto gli conferisce l’allure di un campo di grande tradizione. 

Per non parlare poi di alcune buche davvero intriganti come la 5, un par 4 di 325 m il cui green è nascosto alla vista ma esattamente indicato da un bunker molto importante cui bisogna mirare (tanto è impossibile per quasi tutti i mortali arrivarci con il drive). Oppure la 11, un bellissimo dog leg a destra dove l’angolo retto è segnato da un salto di roccia di quasi dieci metri impreziosito da una cascata: mai tanta bellezza si può rivelare più insidiosa. Fairway e green sono assolutamente impeccabili nonché veloci: i due milioni di euro spesi ogni anno per la manutenzione del campo sono ben visibili. I cart hanno lo stesso tipo di stroke saver a video del “Las Americas” e la club house, nonostante la presenza del resort a poche centinaia di metri, è di prestigio.

Naturalmente non mancano le viste spettacolari sul mare, sul resort e sull’isola di Gomera, situata a pochi chilometri di distanza e facilmente avvistabile con il bel tempo che qui è presente quasi tutto l’anno. Naturalmente anche qui l’handicap minimo richiesto agli uomini è 28 uomini mentre per le donne è 36. È imperdibile. 

Nei rari casi in cui non vi sia bel tempo si può sempre dare uno sguardo proprio verso l’isola di Gomera: se la si vede ricoperta da una lunga e piatta nuvolaglia che la oscura come farebbe un soffice e vaporoso piumone, allora è il caso di prendere un’auto e salire fino al Parco Nazionale del Teide. La tortuosa strada s’inerpica sulle ripide pendici del vulcano sino a sparire nelle nubi per poi, una volta superati i 1500 m di altitudine, sbucare regolarmente sopra alla candida copertura in un sole caldo e abbagliante. Strane anche le commistioni di vegetazione: nei pochi chilometri che separano la costa da questo angolo di terra sperduto sopra le nuvole i fichi d’india e le tamerici hanno lasciato il posto ai cactus e al ginestrino ed infine alla fascia di pini che contorna come un’immensa corona le pendici più alte del vulcano. Quassù l’aria è limpida e rarefatta e la luce disegna nette le ombre in un paesaggio primordiale e quasi lunare. Sicuramente merita salire con la teleferica del Teide fino alla cima del vulcano, che per uno dei paradossi della geologia è la più alta vetta di tutta la Spagna, e ammirare da lassù uno dei più bei panorami dell’isola. 

Se le tortuose strade di questa parte dell’isola non vi hanno spaventato, allora merita sicuramente lasciare un giorno questa parte di costa per proseguire verso nord, dare un’occhiata ai magnifici basioni rocciosi a picco sul mare di “Los Gigantes”, salire sino all’abitato di Santiago del Teide e poi scendere sulla costa nord fino a Garachico. Pochi chilometri ancora e si giunge al Buenavista Golf. Finito di costruire solo nel 2003 questo campo paga ancora un po’ la sua giovinezza nell’aspetto acerbo di una parte della vegetazione ma il disegno di Severiano Ballestreros è davvero superbo. Realizzato su di un terreno prospiciente il mare, offre una serie di vedute spettacolari da più di metà delle buche. I dislivelli sono moderati, i bunker piuttosto profondi e diversi specchi d’acqua proteggono i green; la club house è di ottimo livello e conta circa quattrocento soci. Oggi non esistono ancora hotel importanti nelle sue vicinanze ma questa lacuna verrà presto colmata, anche perché è situato in una magnifica conca naturale e selvaggia, circondata da pareti a picco tipiche di questo tratto di costa. 

Non si può concludere questa cronaca sui campi di Tenerife senza citare altri due percorsi. Il primo si trova proprio a nord, a pochi chilometri dall’aeroporto di Tenerife Nord: il Real Club de Golf. Fu il primo campo ad essere costruito sull’isola nel 1932 e al disegno hanno messo mano diversi architetti: Andrés Alberto, Antonio Lucena, Joaquin Laynez e Aurelio Yanes. La sua caratteristica principale è quella di essere un percorso di montagna realizzato in un contesto assolutamente diverso dagli altri. Il clima della parte nord di Tenerife è molto più fresco e umido e favorisce una vegetazione assolutamente rigogliosa. La stessa che merita di essere vista al Jardin Botanico di Orotava che è uno dei principali centri della costa nord. È il campo di chi risiede sull’isola e i suoi mille soci sono composti principalmente da spagnoli anche se può annoverare inglesi e tedeschi. 

Il secondo e ultimo campo si trova invece sull’isola di Gomera: il Tecina Golf. È infatti sufficiente salire su uno dei fast ferry delle linee Fred Olsen Express, che in mezz’ora collega il porto di Los Cristianos a quello di San Sebastian de la Gomera, per giocare su di un ottimo campo di recente e accurata costruzione.