Montagna Oggi March April 2000 Test & photo pages 50 – 51
Poco lontano dalle sorgenti del Reno, nel tratto chiamato Surselva, c’è un piccolo villaggio di montagna, ben esposto a sud ed in una splendida posizione: Sedrun. Si trova ad un’altitudine di circa mille e quattrocento metri di quota e, d’inverno, ha un’abbondante e prolungata presenza di neve. Come tante altre belle stazioni turistiche, ha una vasta disponibilità di piste da sci e non necessita di costosi impianti di innevamento.
Possiede inoltre buone strutture d’accoglienza, offre pacchetti turistici, facilitazioni con la rete di trasporti ferroviari svizzeri e un ventaglio di proposte di divertimento e cultura di buon livello. Grazie alla sua posizione geografica, in prossimità del San Gottardo, si avvale in estate di una buona rete di strade d’accesso e, d’inverno, di un collegamento ferroviario, treno più auto, con Andermatt che le consente di essere collegata in due ore con Lucerna ed in sole tre ore con Milano.
Non c’era di che lamentarsi ma, come sempre accade anche nelle situazioni più positive, restava insoluto il solito annoso problema: come arrivare al vasto pubblico? Come farsi riconoscere tra le altre mille offerte alpine? Il sogno della notorietà, si sa, è spesso un incubo per tutti i responsabili degli uffici del turismo di tutto il mondo e quindi anche di Roland Vyser, direttore dell’ufficio di promozione turistica di Sedrun all’inizio degli anni novanta. Gli elementi del problema erano noti: una buona stazione sia invernale sia estiva con ottime possibilità di sviluppo, da un lato; l’anonimato o l’avventurismo dall’altro. Fare marketing costa caro. Per organizzare grandi eventi che facciano da traino all’economia locale occorre affrontare spese enormi, senza ovviamente avere in anticipo la garanzia di un’adeguata copertura giornalistica, di un successo di pubblico ed, infine, di un reale ritorno in termini economici per le strutture ricettive locali.
Mentre il signor Vyser si arrovellava per risolvere questo dilemma, la sua figlioletta si appassionava alle avventure di Pingu, un simpatico pinguino, protagonista dei cartoni animati che raccontavano le avventure di una comunità di pennuti polari che vivevano negli igloo. Fu osservando sua figlia e guardando un po’ quel programma che gli venne l’idea: perché, non costruire degli igloo ed offrire, in una forma meno estrema, un’avventura polare?! D’inverno neve e freddo, nelle zone in ombra, sono disponibili in grande quantità. Fu individuato e preparato un responsabile di progetto: Roland Hilfiker, guida escursionistica. Fu anche organizzato un percorso d’esperienza. Gli aspiranti esploratori polari sono accolti durante la giornata di sabato, dopo pranzo, all’arrivo in stazione. Poi, zaino in spalla, si recano al luogo dove ci sono gli igloo e là, sotto la supervisione della guida, imparano a costruirselo.
Spesso sono gruppi, ma molto eterogenei: famiglie con ragazzi dai 10 ai 14 anni, giovani che si mettono alla prova, patiti della montagna, coppie in cerca di un’avventura. Lavorando di buona lena si finisce verso le sei e mezza del pomeriggio e così arriva l’ora di cena che si consuma, tutti insieme, in una vicina tenda ben riscaldata. Una saporita fondue, tante chiacchiere, qualche storia o leggenda locale e tanto buon umore.
Si fanno le otto: tutti a nanna. Il materassino speciale isola dal mento di ghiaccio ed uno spesso sacco a pelo protegge dal freddo. La temperatura è intorno allo 0°; se salisse: …pioverebbe! Alla mattina del giorno dopo la sveglia è alle sette e chi vuole, dopo un’abbondante colazione nella tenda riscaldata, si mette le racchette da neve ai piedi. Generalmente si sale sul Tgom, una montagna molto panoramica sulla Surselva. In tre ore si è nuovamente a Sedrun per una pizza, tutti insieme, con le foto ricordo di gruppo ed un’avventura un po’ particolare da raccontare agli amici. E questo è il punto.
Perché, non ne hanno parlato soltanto gli avventurosi ospiti del villaggio d’igloo. Ne hanno dato ampia notizia numerosi giornali, riviste, radio e televisioni in Svizzera, in Austria ed in Germania. Gli uffici del turismo ne hanno propagandato l’esistenza facendo circolare ovviamente il nome di Sedrun, tutte le offerte di Sedrun. Obiettivo raggiunto!
In seguito l’iniziativa è stata copiata da altre stazioni invernali ma, per alcuni anni, ha funzionato come novità assoluta.
Nulla è eterno, neanche le idee di marketing, ma se analizziamo questo episodio possiamo rilevare alcune cose: non necessita di modifiche al piano regolatore, è ecologico e rispettoso dell’ambiente alpino, non ha richiesto nessun investimento e, infine, ha pure prodotto reddito.
Svizzeri, eh…?!